Si può discutere l'articolo 18, non i valori che porta con sè

Lunedì 5 marzo 2012

Dal Brescioggi del 5 marzo 2012

di Manuel Venturi

«Si può discutere sull´articolo 18, ma abbandonare i valori che ne stanno alla base sarebbe folle, perché sono gli stessi che fondano le acli e la dottrina sociale della Chiesa». Non poteva che essere centrata sul tema del lavoro la relazione del presidente nazionale delle Associazioni cristiane lavoratori italiani Andrea Olivero, intervenuto ieri nel corso del 24° congresso provinciale, aperto dalla messa celebrata dal vescovo Luciano Monari.
Olivero è intervenuto davanti ai delegati riuniti all´auditorium Capretti dell´istituto Artigianelli, parlando della stabilità del lavoro come di un «presupposto fondamentale che permette di avere una famiglia e un riconoscimento nella società», e pur non negando che i sistemi di protezione concordati negli anni ´70 nello Statuto dei lavoratori siano ormai superati rispetto al moderno mercato del lavoro, ha ribadito che «quei valori non vanno abbandonati: in ballo c´è la dignità delle persone».
Discorso che vale soprattutto per la disoccupazione giovanile, «una mina vagante per la coesione sociale, per la realizzazione delle aspirazioni dei ragazzi e per la tenuta del sistema Paese in futuro: a rischio c´è il patto tra le generazioni che regge l´Italia», ha rilevato Olivero.
SE IL PRESIDENTE provinciale delle acli bresciane, Roberto Rossini, ha ricordato che «la politica non sta facendo la sua parte: noi produciamo servizi e coesione sociale, ma è chi ci governa che deve dirci dove ci vuole portare e come vuole agire sull´economia», Olivero ha messo in evidenza il fallimento del sistema economico che regge le sorti del mondo moderno: «Il modello di crescita che ci ha portati qui è fallito e folle. Dobbiamo costruire le basi per una crescita che sia soprattutto qualitativa, il Pil non è l´unico valore a cui guardare. Una volta raggiunto un benessere materiale sufficiente, ciò che ci rende felici sono i beni relazionali che riusciamo a costruire nella nostra comunità». Da qui deve scaturire un welfare «non risarcitorio, ma sussidiario: il welfare è il proposito a cui tendere, in cui il fine non è il massimo profitto, ma il bene comune. Le acli devono promuovere l´economia civile: fare impresa sociale è un modo per presentare un nuovo modello economico con al primo posto l´uomo».
LA COMUNITÀ È il punto di partenza delle acli, ribadito anche nel titolo dato all´assise di quest´anno - «Rigenerare comunità per ricostruire il Paese» - e «in un momento di crisi sociale, economico e culturale e in una situazione drammatica per la politica, l´acli ha maggiori responsabilità nel pubblico, e molti cittadini si rivolgono alle acli perché sono viste come uno spazio di dibattito e confronto civico». Azzardando un paragone con il secondo dopoguerra, le suggestioni di Olivero si basano sul fatto che «nonostante gli anni Cinquanta fossero dominati da grandi ideologie e passioni contrapposte, si seppe generare una comunità che portò alla ricostruzione del Paese». Oggi le macerie non sono gli scheletri dei palazzi distrutti dai bombardamenti, ma la ricostruzione della nostra identità è necessaria «perché quei valori animano la nostra sfera individuale ma non quella politica».
E nella costruzione della comunità, le acli scelgono di recitare un ruolo da protagonista, che potrà realizzarsi solo se «sapremo promuovere relazioni buone, aggregare le persone intorno ad un progetto positivo e far emergere una visione globale che sappia far crescere le nostre città e chi vi abita - ha spiegato Olivero -. Solo così parteciperemo alla "costruzione del regno", che è la nostra aspirazione principale». Missione ribadita da Rossini, che salutando l´assemblea da presidente uscente ha puntualizzato che «le acli devono ascoltare chi non ha voce: senza questo spirito non saremmo pietra viva nella piazza del mondo. Non vogliamo sentirci né eroi né vittime, ma semplici uomini».

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Al termine del congresso provinciale, i 207 delegati (in rappresentanza dei 11.500 aclisti bresciani) hanno votato la composizione del nuovo Consiglio provinciale.
I 24 eletti sono, in ordine di numero di preferenze ricevute. Roberto Rossini, Pierangelo Milesi, Daniela Del Ciello, Luciano Pendoli, Imelda Rigosa, Vera Lomazzi, Stefania Romano, Lorenzo Zorzi, Flavia Bolis, Licia Lombardo, Maria Frassine, Pierluigi Labolani, -Pieranna Buizza, Valter Taesi, Davide Bellini, Alessio Bonetti, Marino Ghidini, Ettore Siverio, Silvio Magri, Sandra Mazzotti, Fabrizio Molteni, Bianca Albertinelli, Angelo Marino, Sergio Arrigotti.
A 24 eletti si aggiungono i 12 nominati dall´Assemblea dei presidenti di circolo: Maria Piera Barbieri di Borgonato, Monica De Luca di Chiari, Aldina Gonzini di Milzano, Giacomo Danesi di Ponte San Marco, Fausta Monsi di Caionvico, Dino Botti di Sarezzo, Emanuele Pampalone di Iseo, Modesto Federzoni di Visano, Angelo Bertelli di Manerbio, Renzo Fracassi di Flero, Giovanni Sandrini di Calvisano e Gianmario Turelli di Collebeato.
IL CONSIGLIO provinciale eleggerà il nuovo presidente nella prossima seduta: il presidente uscente Roberto Rossini, che ha rinnovato la propria disponibilità a guidare le acli bresciane per un altro quadriennio, sembra il favorito, forte anche del maggior numero di preferenze ottenute nelle votazioni. MA. VEN.

 

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