Oltre gli attuali partiti: i cattolici e la sfida di una politica riformista

Domenica 13 novembre 2011

Articoli tratti da "Il Giornale di Brescia" di domenica 13 novembre 2011
 

Oltre gli attuali partiti: i cattolici e la sfida di una politica riformista
Acli, Diocesi, crisi economica, bene comune Minoritaria la sollecitazione di una nuova Dc

Allarme bianco: come rimotivare alla partecipazione politica i cattolici praticanti, impegnati (48,7%) o parzialmente impegnati (46,3%), che esprimono una crescente intenzione di non partecipare in futuro al voto non riconoscendosi nell'attuale offerta politica e partitica?
La questione vede confrontarsi alcuni promotori e continuatori dell'incontro di Todi - capitanati dal presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero - e chi - in primis Luca Diotallevi, sociologo e vicepresidente Comitato Settimane Sociali - ha forti perplessità sull'efficacia di una tale prospettiva: se va bocciato quanto gira intorno ad Arcore (berlusconismo) e a Vasto (rivisitazione zoppa del centrosinistra), tentenna pesantemente Todi intesa come possibile riaggregazione politica dei cattolici.
Olivero, responsabile di associazione, sembra cauto, quasi imbarazzato dall'attenzione mediatica seguita a Todi: ipotizzava che il tema fosse rimettere in pista una nuova edizione del partito cattolico. Consapevole della serie di distinguo e di prese di distanza sollevate all'interno della Chiesa. Propone un percorso formativo e rimotivativo di lunga lena. Difficile faccia breccia nei cattolici in fuga dalla politica, che definisce il termometro del fallimento dell'associazionismo votato all'impegno socio-politico.
Chi - con la libertà del battitore libero - lancia più di un petardo - compresa la sollecitazione ad una Brescia cattolica, degna della sua grande storia, a non restare passiva - è il prof. Diotallevi. Articolato, complesso, graffiante. In pillole: passare dalla domanda di politica all'offerta di buona politica. Oggi, non in un indistinto domani.
Il perché dell'agire nasce da una convinzione: la situazione politica, nazionale e occidentale, è peggiore di quella economica. Per questa pericolosa debolezza è al traino delle centrali finanziarie mondiali. Il cambio di governo imposto dai fondi monetari internazionali, con un Presidente della Repubblica chiamato ad un ruolo, magari oggi senza alternative, che forza il dettato costituzionale, cambia regole e sostanza del sistema democratico se da fatto eccezionale diventa regola istituzionale. La risposta del non voto lascia ulteriore campo a chi non risponde al consenso popolare. E il capitale democratico e politico, una volta distrutto, non si ricostruisce in breve termine.
Il come, per Diotallevi, non è inventare, per soddisfare il drammatico bisogno di riforme in un Paese che non dispone di riformismi, un problematico, inattuale, scarsamente attrattivo partito dei cattolici, ma piuttosto animare una cultura politica riformista che sia fermento per tutti.
Resta la nota dolente del dove, dello strumento, e del chi, le intelligenze politiche. Sturzo e De Gasperi - cita - elaborarono un pensiero politico e misero in campo un partito per rispondere a Mussolini e a Togliatti nell'interesse dell'Italia. Per Diotallevi decidere ora significa dividersi e non partire: saranno gli eventi a dire se lo spazio dei cattolici sarà a destra, a sinistra o al centro. Personalmente preferirebbe si aprisse a sinistra, coinvolgendo la Lega. Però si sente laico: il termometro sia il bene comune del Paese.
Adalberto Migliorati

 

Serve una nuova spinta morale
Accordo tra i rappresentanti di A.Ge., Cisl e Confcooperative

Una rinnovata spinta morale, come presupposto per un nuovo protagonismo dei cattolici, a prescindere da ipotesi di partiti o movimenti. Certo declinata a seconda delle differenti sensibilità dei relatori, ma Davide Guarneri, presidente nazionale A.Ge., Roberto Marcelli presidente di Confcooperative Brescia e Gigi Petteni segretario della Cisl Lombardia animando il dibattito di ieri al Paolo VI si sono trovati concordi su questo concetto. Una spinta o tensione morale che, ad esempio secondo il rappresentante della Cisl, si deve tradurre in una nuova fase generativa per le forme di testimonianza dei cattolici. «Il Paese - ha tuonato dal tavolo dei relatori - senza energie morali non va avanti. Ma dalla fase del ragionamento bisogna passare al momento della concretezza, realizzando una sistematicità delle relazioni positive tra le realtà cattoliche». In sostanza per Petteni «dopo un ventennio vissuto da solisti, ora serve un gioco di squadra perché in questi anni ha vinto l'economia "politica" e non quella "civile" e "sociale"».
Anche Davide Guarneri, presidente dell'Associazione Genitori, nell'affrontare il duplice tema di disaffezione dei cattolici alla politica e della tensione che deve guidare nell'affermazione dei valori non negoziabili, individua quattro paradigmi che rappresentano i doveri dei cattolici, in quanto portatori di speranza: «Il primo è gioia, vita e futuro, perché l'Italia è un paese per vecchi. Il secondo è sobrietà, ambiente e sguardo planetario. Il terzo paradigma è quello di una politica non solo di partiti e quindi di una democrazia plurale. Infine il quarto paradigma è incardinato sul tema educativo come mezzo per rafforzare i legami sociali». Quattro linee d'azione che dovrebbero in qualche modo essere una risposta all'allarme lanciato anche da Roberto Marcelli presidente di Confcooperative di Brescia: «Abbiamo assistito ad una distanza tra gli impegni presi dai programmi dei politici di ispirazione cristiana e le politiche espresse». Ma Marcelli esprime anche un malessere «per il sostegno a certi politici che hanno fatto scempio della giustizia sociale e delle finalità della politica come bene comune».
«In questo Paese - ricorda Marcelli - servono analisi attente e coerenti supportate da valori e politiche per il futuro, che siano collegate ad un impegno nelle istituzioni».
Carlo Muzzi


Don Benedini: «Far fronte al disagio dei cristiani»
Il tentativo di dare risposta ad una serie di disagi che si palesano tra i credenti. Così Don Mario Benedini direttore dell'Ufficio della Pastorale Sociale della Diocesi ha introdotto l'incontro di ieri mattina, spiegando così le ragioni del convegno. Un disagio e un imbarazzo che spesso i cattolici esprimono nel silenzio di fronte alle sollecitazioni degli incontri parrocchiali. Un silenzio che è provocato secondo Benedini «anche nell'assistere alla dicotomia attuale tra fede privata e vita pubblica». Un disagio, ancora, che scaturisce «dal vuoto di ideale evangelico, da un'esperienza cristiana più svuotata da dentro rispetto ai valori del Vangelo». E questo trova conferma anche nei dati forniti dall'Ipsos sulla grande propensione al non voto da parte dei cattolici impegnati».
Il presidente delle Acli provinciali, Roberto Rossini, affronta la problematicità di questa fase nel rapporto tra cattolici e politica sostenendo che «l'Italia troppo spesso viene descritta come una selva. Vi è la necessità di avere uno sguardo plenario sul nostro Paese». E dallo sguardo deve scaturire, secondo il presidente delle Acli, anche una rinnovata partecipazione cattolica in forza della coscienza civile propria dei valori cristiani di dialogo e conversazione col mondo. «Ed in questo senso il dialogo non è compito esclusivo dei partiti, ma anche dei corpi intermedi come le associazioni cattoliche». cm
 

IL CONVEGNO
Un dibattito che ha preso le mosse da un'indagine dell'Ipsos

Il partecipato convegno che si è svolto ieri al Centro Paolo VI, «Il riformismo dei cristiani. L'Italia e la crisi, la politica e le nuove frontiere del bene comune», è stato organizzato dalle Acli provinciali di Brescia in collaborazione con l'Ufficio di Pastorale Sociale della Diocesi di Brescia. Gli spunti all'ampio confronto tra i relatori sono stati forniti da un'indagine Ipsos, sul rapporto tra i cattolici e la politica, basata su una serie di interviste fatte dall'istituto di ricerca ad un campione di 5.500 persone tra il 2006 e fine settembre 2011
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