Sabato 15 novembre, nella giornata bresciana della Carovana della Pace delle Acli, c’è stato l’incontro con il giovane Atsamaz Misikov, uno dei sopravvissuti della strage di Breslan dell’1-3 settembre 2004.
“Avevo 7 anni, era il mio primo giorno di scuola, quando si va con tutta la famiglia, mio padre, mia madre e mio fratello maggiore. Doveva essere un giorno di festa. Mio padre, che ha rischiato di morire più volte, avrebbe potuto scappare perché si era accorto subito di quello che stava per accadere, invece ha scelto di non lasciarci soli. Di quei tre giorni ricordo bene i primi due, al terzo ero semi incosciente per disidratazione. Ma ricordo bene che ad un certo momento i terroristi hanno ucciso una persona e il suo sangue è rimasto sul pavimento della palestra della scuola dove eravamo ammassati, senza poterci muovere, senza cibo, senza acqua, senza poter andare in bagno. Allora una donna ha chiesto il permesso ai terroristi di pulire il pavimento dal sangue per cercare di farci arrivare un poco di acqua: infatti ha fatto tanti pezzi di uno straccio imbevuti di acqua, salvandoci: dopo tre giorni senza bere avevo perso conoscenza, eravamo arrivati al punto di bere la nostra pipì», ha ricordato Atsamaz durante la riflessione dedicata al ruolo dell’informazione nella costruzione della pace.
«Ho tutto ancora chiaro nella mia memoria, ma solo dopo circa 10 anni da quella terribile esperienza ho iniziato a parlarne, perché vedevo come piano piano si stesse dimenticando quella strage; così mi sono fatto carico dell’impegno della memoria, per non dimenticare e per fa sì che non si ripeta mai più. E’ il mio modo per cercare di creare un altro mondo, senza terrorismo, senza guerre”.
Atsamaz, che parla un ottimo Italiano sebbene lo abbia studiato solo per due mesi, fa parte della comunità di Rondine Cittadella della pace, un progetto ispirato dallo Studentato Internazionale – World House, che accoglie giovani provenienti da Paesi teatro di conflitti armati o post-conflitti e li aiuta a scoprire la persona nel proprio nemico, attraverso il lavoro difficile e sorprendente della convivenza quotidiana. Atsamaz sta pensando ad un progetto per mantenere viva la memoria a Beslan e da tempo desiderava di recarsi a Brescia perché anche Brescia è stata vittima del terrorismo e anche Brescia ha un giardino dedicato alle vittime di Beslan (in via Ziliani, zona Lamarmora).
“L’Italia è l’unico Paese dove ci sono giardini dedicati a noi, ai bambini di Beslan – fa sapere Atsamaz – per questo sento molta empatia con voi. Essere a Brescia è stato importante perché mi rafforza nell’idea che insieme si può creare un futuro migliore”.