Dichiarazione della Presidenza in occasione del Primo Maggio

Giovedì 26 aprile 2012


Dedichiamo la festa dei lavoratori di quest’anno a donne e uomini, giovani o meno, disoccupati, precari, non garantiti, ultra quarantenni espulsi dal ciclo produttivo, lavoratori più pesantemente toccati dalla riforma pensionistica, “esodati”, ai tanti, troppi, imprenditori che in questi giorni hanno deciso di farla finita ed a quelli che, nonostante tutto, tengono duro.

Chiediamo al Governo di porre attenzione, oltre che allo “spread” ed alla necessaria tenuta economica, anche al sempre più pesante disagio sociale ed invochiamo che nelle forze politiche torni un sussulto di serietà, dignità, responsabilità ed impegno per il bene comune!
 
 
“Il lavoratore non è una merce da eliminare per questioni di bilancio”, è stato il monito lanciato - durante i giorni caldi delle trattative per delineare la riforma del mercato del lavoro – da monsignor Giancarlo Bregantini, responsabile della Cei per il lavoro e le questioni sociali.
 
In quest’ottica vanno ripensati i modelli economico-produttivo, industriale e, all’interno di questi, va affrontato il tema del lavoro.
Urge interrogarsi, sul piano culturale prima ancora che su quello economico-sociale, sulla possibile via di uscita dalla crisi e sulle modalità attraverso le quali costruire posti di lavoro stabili e dignitosi.
Non è sufficiente mettere a punto strumenti o regole - come proposto, con luci ed ombre, dal recente disegno di legge sul lavoro presentato dal Governo – ma, seguendo il magistero della dottrina sociale, “civilizzare l’economia”, dando nuove basi al sistema economico, ricercando la crescita dell’intera comunità attraverso la produzione di beni materiali e relazionali, perseguendo la sostenibilità sociale ed ambientale e la dignità dei lavoratori.
Un’economia al servizio dell’uomo non può che tendere al suo bene, garantendo che sia tutelata la dignità dei lavoratori – la loro sicurezza, la giusta retribuzione, la stabilità del lavoro – e, contestualmente, che si presti attenzione alla salvaguardia dell’ambiente e quindi alla sostenibilità per le future generazioni.
Tutti siamo chiamati al compito di costruire una nuova economia: cittadini e lavoratori.
Tocca a noi testimoniare che un nuovo modello di vita è possibile, che la crescita qualitativa è migliore di quella quantitativa, che le risorse relazionali arricchiscono più di quelle materiali e danno senso alla nostra vita.
Per far ciò è necessario che, anche in questi frangenti difficili per lavoratori ed imprenditori, non si perda la speranza di poter cambiare.
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