BRESCIA 2023. Un valore in comune. Appunti per partecipare al dibattito cittadino

Lunedì 6 marzo 2023

Il documento dei circoli Acli della città in vista delle elezioni amministrative 2023


Noi immaginiamo Brescia come un luogo dove la cura per lo sviluppo della persona e della comunità costituisce la priorità. Noi immaginiamo Brescia come un luogo dove il lavoro per lo sviluppo economico e sociale di tutti rappresenta un impegno continuo. Sviluppo e sostenibilità: noi immaginiamo la nostra città come un laboratorio di continua ricerca di nuovi modelli, che siano inclusivi, sostenibili, innovativi. Siamo parte di un mondo complesso, complicato, conflittuale: noi riteniamo che le città siano il luogo in cui vivere, sperimentare, ricercare la tutela dell'umano. Di ogni essere umano. 



Introduzione


La vita di una città deriva da dinamiche locali e da dinamiche globali. Dunque se vogliamo osservare Brescia per capire cosa togliere, aggiungere o modificare – come migliorarla, insomma – allora è opportuno far riferimento ad alcune dinamiche (che oggi sono chiamate megatrend) che in modi e in tempi diversi stanno influenzando tutte le città del mondo: sono processi globali che hanno concrete ricadute locali. Noi vediamo, ad esempio, i cittadini stranieri in città: dobbiamo tener presente che le migrazioni riguardano Brescia tanto quanto molte altre città nel mondo. Si tratta, appunto, di fenomeni globali, come l'aumento delle temperature o l'uso delle piattaforme digitali come internet. Alcune di queste dinamiche sono particolarmente adatte a “leggere” le città. E allora citiamo le seguenti sei e, per ognuna di esse, indichiamo quali processi siano da essi concretamente condizionati.

Demografia: è la dinamica che ha a che fare con le impercettibili modifiche della popolazione. Brescia, come è noto, si caratterizza per due processi: una forte presenza di anziani e una forte presenza di stranieri. La qualità del welfare (in particolare sanitario) e la presenza di un'imprenditorialità vivace spiegano questi esiti. Processi condizionati: il welfare, l'integrazione sociale, le politiche familiari, la percezione di sicurezza, la partecipazione.

Digitalizzazione: è la dinamica che sta influenzando più significativamente lo sviluppo dell'industria, dei servizi e delle relazioni, in particolare dei tempi. Anche a causa della pandemia da Covid-19, questo processo avrà sempre più rilievo. Processi condizionati: il lavoro e la produzione, i servizi al cittadino, i tempi della città. La digitalizzazione è l'aspetto più visibile dell'innovazione tecnologica continua che caratterizza sia la produzione sia l'organizzazione del terziario.


Disuguaglianze: è la dinamica che segnala la distanza tra il gruppo sociale dai redditi molto alti (e in crescita) e redditi in bilico tra la soglia di povertà. La povertà è presente anche in città, pur con forme più moderate rispetto ad altri centri urbani. Processi condizionati: il welfare, la formazione, la casa, il genere.


Ecologia: è la dinamica che mette a fuoco il rapporto con la natura, col territorio, col creato. In esso possiamo collocare alcuni processi decisivi da porre sotto il principio della sostenibilità.
Processi condizionati: la mobilità, l'energia, i rifiuti e il ciclo produttivo e riproduttivo, le politiche territoriali, i lavori pubblici e più in generale gli stili di vita.


Empowerment: è la dinamica su cui i Paesi più sviluppati si stanno maggiormente potenziando. Stiamo parlando di ricerca scientifica, scuola, università e tutti i possibili strumenti – espressamente previsti dal PNRR – che consentirebbero ai cittadini di aumentare il capitale umano. Processi condizionati: la scuola, la formazione, le politiche attive del lavoro.


Etica: è la dinamica che evidenzia la necessità di ridisegnare la scala dei valori, oggi sfibrata da tanti anni di “riflusso”. Sta aumentando la spinta ad interessarsi di temi pubblici (es. l'ambiente, i diritti individuali) e pertanto serve partecipare per definire insieme ciò che è importante, ciò che ci riguarda, ciò che ci salva. Processi condizionati: la cultura, la partecipazione, il volontariato, la formazione delle comunità, il rapporto con le religioni. Questi sei processi impattano su Brescia, in modi che non approfondiamo in questa sede ma che sono ampiamente documentati da studi e dati statistici. È possibile trasformare queste dinamiche in opportunità? Sì, è possibile trasformare queste dinamiche in occasioni di sviluppo. Occorre disporre di un'idea di città che ridisegni un modello di sviluppo globale che come Papa Francesco ha più volte richiamato produce morte, scarti, ingiustizie. Forse alcune città e noi riteniamo che Brescia lo sia possono sperimentare nuovi modelli di sviluppo. Noi immaginiamo un luogo dove la cura sociale sia avanzata grazie a forme di sostegno tradizionali e innovative, praticate da più soggetti sociali e civili con la guida dell'ente pubblico, con un elevato grado di coesione sociale; un luogo dove lo sviluppo economico sia attrattivo e innovativo e produca uguaglianza delle opportunità e libertà di esprimere il proprio talento; un luogo dove l'ambiente sia sano, bello, curato, capace di ispirare coerenti politiche dell'abitare, del produrre, del muoversi, del consumare; un luogo che sperimenti forme di partecipazione democratica aperta, rivolta a tutti, capace di far dialogare culture e generazioni diverse: come una piattaforma civile, come un laboratorio del tempo che stiamo vivendo. 


Il posto di Brescia


Brescia, come più volte è stato richiamato fin dagli anni Settanta, è una città che è di più del capoluogo amministrativamente inteso. L'attrazione gravitazionale della città si rivolge anzitutto ai comuni dell'hinterland per poi chiamare in causa una provincia che supera il milione di abitanti. Per questo si è parlato di “città metropolitana”: d'altra parte l'area più connessa attorno al capoluogo è di circa 850 kmq e supera i 500mila abitanti. È un'area dove la viabilità e le funzioni – abitative e commerciali - sono davvero molto interconnesse. Esiste dunque un'area metropolitana strutturata che diventa polo gravitazionale per le attività che operano in tutta la provincia e che rendono Brescia la città di riferimento assoluto: per esempio Brescia è una delle quattro province europee più specializzate nell'industria, particolarmente attiva nei settori della manifattura, dell'industria metalmeccanica, tessile, chimica e alimentare. Il capoluogo è il cuore di questo sistema.

Inoltre Brescia, assieme a Bergamo e alle province orientali – Mantova e Cremona – è il centro del secondo polo lombardo: il primo è, ovviamente, Milano attorno a cui gravitano le province occidentali (Monza, Lecco, Como, Varese, Sondrio, Lodi, Pavia). In termini di abitanti le province occidentali rappresentano circa due terzi della popolazione lombarda, le province orientali oltre un terzo. Questo peso è testimoniato anche dall'analisi dei flussi di mobilità. L'area milanese registra circa un terzo degli spostamenti in entrata e in uscita, Brescia e Bergamo quasi un quarto. Brescia, assieme a Bergamo, può dunque costituire un asse importante di riferimento della Lombardia orientale.

Certamente va meglio precisato il rapporto con Milano. Milano è un brand globale. Essere vicini a Milano è un vantaggio, perché consente di fruire delle professionalità, delle relazioni economiche e finanziarie delle spinte innovative che l'area milanese offre. Ma questo porta con sé anche il rischio di essere dei semplici satelliti, come si può facilmente notare anche solo sul piano degli spostamenti dei lavoratori, dei pendolari. Il rapporto con Milano va dunque prima compreso (cosa fare, cosa essere) e poi trasformato in progetto, affinché possa essere vantaggioso senza privare Brescia della sua autonomia. Proprio per questo serve identificare alcuni processi, alcuni prodotti, alcuni ambiti dove Brescia cerca di essere competitiva, migliore, speciale. Brescia gode anche del fatto di essere una città-cerniera tra il sistema polifunzionale della Lombardia e quello altrettanto polifunzionale del Veneto. Dunque Brescia è baricentrica tra i sistemi economici della Lombardia e del Veneto, e può svolgere un ruolo di interconnessione tra il Nord-Ovest e il Nord-Est italiano, tra due modelli di sviluppo economico e sociale differenti eppure egualmente efficienti.

Anche valutata in termini europei la centralità di Brescia appare strategica in tema di infrastrutture. Per ciò che concerne le infrastrutture, tre dei quattro Corridoi che interessano l'Italia – dei nove Corridoi individuati dalla UE come fondamentali – passano dalla Lombardia e sul tracciato possono incrociare Brescia. Stiamo parlando in primo luogo del Corridoio Mediterraneo (dalla Spagna a Kiev), del Corridoio Reno-Alpi (da Rotterdam e Anversa a Genova) e del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo (dalla Finlandia a Malta). Sarà centrale presidiare i passaggi che decidono le infrastrutture-chiave dei Corridoi - come gli aeroporti (tra Malpensa, Linate, Orio al Serio e Verona), l'alta velocità dei treni, i porti interni (come a Mantova e a Cremona), le autostrade (la A1 e la A4) – e i loro collegamenti interni. È la connessione tra questi nodi che si definisce una centralità.

È la connessione tra questi nodi che definisce una centralità. Assieme alle infrastrutture c'è la già accennata questione delle strutture, in particolare produttive. A Brescia esiste un modello produttivo molto efficace, ma con alcuni limiti. Tra i limiti citiamo la frammentazione in numerose realtà di limitata massa critica, la difficoltà di creare “filiere” composte da grandi gruppi industriali e PMI, il difficile posizionamento strategico nelle catene del valore. Tutto questo ci dice che serve costruire alleanze, sul tipo della Manufactoring Alliance recentemente avviata tra università, centri di ricerca, camere di commercio e confederazioni industriali, in questo caso nell'ambito del PNRR, in vista della creazione di un "ecosistema dell'innovazione". Dunque la ricerca innovativa può essere un valore-guida, che consente di creare alleanze tra università, centri di ricerca, sistema delle imprese e governance istituzionale. Alleanze per la ricerca e la produzione ad alto valore aggiunto possono attrarre energie da tutto il mondo, come accade anche ad altre città di dimensioni medio- piccole che mostrano un forte grado di innovatività: si pensi a Friburgo (Germania), Delft (Olanda), Tallinn (Estonia). Per poter ambire ad essere così il tema della formazione della forza lavoro è centrale. Ovviamente servono anche le risorse economiche - appunto, l'essere ricettivi perché si individua un ambito di specializzazione particolarmente strategico - e una buona amministrazione. Il sistema istituzionale diventa quindi fondamentale: il governo che attiva governance di processi. 


Brescia, città... aperta

La centralità di Brescia, dovuta alle condizioni storico-naturali e infrastrutturali che abbiamo brevemente richiamato, è facilmente riconosciuta anche grazie ai valori che da sempre accompagnano la brescianità: il lavoro, la concretezza, la fiducia (che in termini spirituali potremmo anche tradurre come fede). Ne esistono anche altri, dato che ogni epoca storica sottolinea ciò per cui si diventa protagonisti attraverso gli eventi. Ma qui vorremmo richiamare un valore – o forse uno stile – meno conosciuto ma ugualmente significativo: l'apertura. Per quanto si sostenga che il carattere bresciano sia “chiuso”, la realtà delle cose ci dice che Brescia è sempre stata una città aperta a molte esperienze innovative. Brescia ha aperto a nuove idee anticipando soluzioni che si sono rivelate molto importanti (si pensi al teleriscaldamento o al termovalorizzatore) e immaginandosi come città futura (si pensi alla realizzazione della metropolitana). Brescia ha un'impresa che – come abbiamo accennato – si confronta con l'Europa e col mondo globalizzato. Brescia ha accolto gli stranieri senza provocare scontri sociali e continua a far convivere diverse etnie e fedi attraverso la “religione” del lavoro. Brescia ha sempre sentito forte il valore della pace inteso come dialogo. Brescia ha sempre vissuto un cristianesimo incarnato che ha spinto molti sacerdoti e volontari ad aprirsi verso il mondo attraverso le missioni. Brescia ha per prima trasformato l'idea di welfare pubblico aprendolo alle tante realtà del terzo settore e del privato sociale, recuperando anche l'antico welfare aziendale. Brescia ha sperimentato anche aperture in campo politico, anticipando – quasi come un laboratorio – soluzioni nazionali. Oggi l'apertura può tradursi nella capacità di innovare durante il cambio d'epoca.

Ci sarà da aprirsi a nuove soluzioni rispetto ai temi cui abbiamo fatto cenno attraverso la lente dei megatrend. In questo documento ci occuperemo in particolare solo di quattro ambiti, che in realtà sono quattro opportunità di sviluppo: l'ambiente (e, connesso, l'urbanistica e la mobilità), la cultura (eventi e musei, scuola, formazione e università), l'assistenza (servizi sociali, casa) e la partecipazione alla decisione pubblica. Ognuno di questi quattro ambiti incrocia i fenomeni di cui abbiamo fatto cenno e diventa occasione per rispondere alle grandi sfide. A titolo di esempio prendiamo i servizi sociali: come possono rispondere ai cambiamenti demografici? Come possono essere potenziati attraverso l'Intelligenza artificiale? Come possono ridurre le diseguaglianze o addirittura diventare strumenti di empowerment, ossia di emancipazione? Come si collegano alle politiche dell'ambiente, ossia dell'abitare, del costo dell'energia, della mobilità? Come si collocano in una cornice di senso che fa del welfare, da struttura a sportello di servizi, un welfare di comunità dotato di una propria e condivisa etica pubblica?

Per rispondere a queste grandi sfide occorre raccogliere idee e aprirsi a tutte le forze civili e imprenditoriali che strutturano le formazioni sociali, che rendono la nostra città così ricca di corpi intermedi e di istituzioni, nuove e antichissime. L'apertura a questa nuova epoca ci suggerisce che le città sono motori dell'economia e del lavoro, luoghi di connettività e di creatività, occasioni di partecipazione alla civitas.

In questi anni sono accadute molte cose. La città ha resistito ad una tragica pandemia e ha iniziato a ridisegnare il profilo della città che sarà in un'epoca che sta cambiando la storia del mondo. Il lavoro dell'Amministrazione pubblica è stato puntuale e capace di intervenire dove necessario. È una tradizione di “buona amministrazione” che – anche questo – ha reso la nostra città così famosa in tutta Italia per la capacità di innovare. Vogliamo dunque continuare questa buona tradizione che sappiamo fondarsi sulla partecipazione attiva e propositiva dei corpi intermedi. Le ACLI sono più di una pagina della storia di questa città: anche solo per il numero di pubblici amministratori che il nostro “mondo” ha prestato alla politica e alle istituzioni della società civile. Non mancheremo neppure stavolta di fornire idee e, soprattutto, di confrontarci, consapevoli come siamo che il meglio nasce sempre da un confronto.




Servizi sociali


Uffici territoriali sociali
La territorializzazione dei Servizi Sociali è stata un’intuizione ed una scelta certamente positiva che va confermata. La dislocazione degli uffici zonali sul territorio richiede però dei percorsi che possano dare attuazione agli obiettivi per cui la scelta è stata fatta: maggiore vicinanza al territorio e alle sue problematiche, costruire sinergie positive con le realtà organizzate sul territorio, affrontare le casistiche non a sé stanti, ma collocate nel contesto sociale in cui si manifestano. Si tratta di mantenere sempre vivi gli obiettivi della “nuova” strutturazione del servizio, si tratta di un cambiamento culturale non indifferente che deve essere accompagnato soprattutto mediante percorsi formativi che coinvolgano allo stesso tempo gli operatori degli Uffici Zonali e gli operatori del territorio. Si tratta di evitare che la territorializzazione possa avere come conseguenza negativa una minore attenzione alla specializzazione del servizio in merito ai vari ambiti di intervento. I punti-comunità sono stati una intuizione importante, che va precisata e perseguita con intelligenza. Si tratta soprattutto di valutare le modalità per cui l’utente che si avvicina al Punto Comunità possa trovare anche risposta immediata riguardo ad alcune prestazioni. In tal senso si tratta forse di coinvolgere realtà del Terzo Settore in grado di mettersi in rete per offrire prestazioni in alcune materie di carattere previdenziale, assistenziale, fiscale ed altro. Questo potrebbe promuovere una maggiore conoscenza ed avvicinamento al Punto Comunità e farlo percepire come risorsa importante per il territorio.


Anziani

Con il progressivo e rapido invecchiamento della nostra popolazione, l’intervento degli enti pubblici e del Comune deve essere rafforzato con l’obiettivo primario di allungare il più possibile il tempo della permanenza della persona anziana nella propria abitazione e nel proprio ambiente di vita, evitando al massimo il ricorso a strutture residenziali.

I problemi che si frappongono al raggiungimento di questo obiettivo sono: le barriere architettoniche nelle abitazioni, la scarsità dei servizi di trasporto per persone con difficoltà nella deambulazione, l’insufficienza dei servizi domiciliari assistenziali ed infermieristici, la mancanza di razionalizzazione del “badantato” lasciato alla sola iniziativa privata ed individuale, l’insufficienza di strutture protette per la fase precedente la totale non autosufficienza. Vanno favoriti tutti i processi di aggregazione, cooperazione e sinergia fra le Fondazioni che si occupano di anziani fragili, al fine di razionalizzare e sviluppare tutta la “filiera” dei servizi (residenziali, semiresidenziali e domiciliari) in una dimensione di innovazione, professionalizzazione e ricerca della migliore qualità della vita per le persone curate, per le rispettive famiglie e per i care-giver.

In termini positivi va inoltre promosso un forte impegno verso la cittadinanza attiva degli anziani. Coloro che sono in pensione pur in una età ancora piuttosto giovane costituiscono una straordinaria ricchezza da valorizzare nella città. Servono proposte semplici e utili, attraverso i soggetti del terzo settore. 



Grave marginalità

È necessario prevedere una linea preferenziale, sganciata dai meccanismi per l’assegnazione degli alloggi pubblici, per l’assegnazione di una casa a chi vive senza una fissa dimora. È opportuna l’istituzione di una figura tipo “amministratore di sostegno” che si affianchi all’assistente sociale e che si prenda cura per un tempo determinato, rinnovabile, della persona gravemente marginale per capirne le problematiche e per indicarne le possibili soluzioni (economiche, abitative, lavorative...) 


Casa

È necessario individuare vie giuridiche che rendano possibile l’accantonamento di un numero maggiore di immobili a disposizione del Comune per le emergenze abitative.
Dare continuità al progetto “Brescia, la mia nuova casa” finalizzato a trovare soluzione al problema abitativo delle persone straniere, ma non solo, presenti nella nostra città facilitando l’incontro tra domanda ed offerta di immobili nel mercato privato, con la garanzia del Comune.
C'è poi da rivolgere un pensiero ai modelli di abitazione. Non siamo più nel periodo dove padre Marcolini proponeva un'idea di abitazione fondato sulla famiglia. Oggi abbiamo una situazione sociale complessa e in movimento, a cui serve dare una risposta coerente, differenziata a facilmente accessibile. 



Ambiente e urbanistica


Le proposte di miglioramento delle attività e delle iniziative del Comune in ambito ambientale derivano dalla consapevolezza della validità e incisività degli interventi realizzati dall'amministrazione uscente, come ad esempio le bonifiche, lo stop all'uso del carbone nella centrale termoelettrica, la riduzione del cromo esavalente nell'acqua potabile, il riciclo del calore prodotto dal vapore industriale, la realizzazione di nuove piste ciclabili, il blocco del consumo di terreno agricolo, il Parco delle Cave, il progetto per il tram e, in particolare, l'adozione del PAESC (Piano di Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima). L'impianto generale della politica ambientale a Brescia merita di essere confermato nelle sue linee fondanti, è pero possibile proporre alcuni miglioramenti e cercare di rendere più rapide alcune azioni.

In primo luogo la consapevolezza della priorità delle questioni ambientali e la necessaria urgenza degli interventi per il contrasto dei mutamenti climatici richiedono un significativo incremento delle risorse di bilancio da destinare all'ambiente.
Ci sono poi alcune questioni non banali – che qui ci limitiamo a richiamare - che chiedono una conclusione, come è il caso per il comparto-Brescia e la vicenda Caffaro-PCB (relativamente alla quale è opportuno incrementare l’organico specialistico in capo all’Unità di Progetto al servizio del Commissario Straordinario). 


Qualità dell'aria

Rilevazione polveri fini: la centralina di via Tartaglia (la più significativa perché in zona trafficata; le altre sono al Broletto e al Villaggio Sereno) nel corso del 2021 non ha fornito dati per guasti o manutenzioni per ben 25 giorni (pari a circa il 7% del totale), dato che falsa la valutazione dei giorni di esubero annui (quelli in cui si supera la soglia di 50mg per m cubo), anche perché spesso la centralina non funziona in giornate “critiche”. Le rilevazioni sono di competenza non del Comune, ma dell'ARPA, che dipende dalla Regione Lombardia. Tuttavia il Comune deve esercitare sulla Regione una pressione efficace affinché le rilevazioni siano realistiche e forniscano dati che rispecchino la situazione di fatto, premessa fondamentale per valutare la situazione e approntare possibili interventi.
Va valorizzata la giunta dei sindaci dei comuni dell'hinterland e implementata la sinergia con i Capoluoghi della Lombardia orientale sugli interventi contro l’inquinamento atmosferico in accordo con le competenze regionali del bacino padano. 


Interventi per contrastare il cambiamento climatico

Coibentazione ed efficientamento termico degli edifici pubblici: I recenti interventi su 29 scuole comunali hanno consentito di ridurre significativamente i consumi energetici e quindi le emissioni. Proseguendo in questa direzione, il Comune deve investire ingenti risorse nel settore e predisporre un programma quinquennale finalizzato a evitare le dispersioni termiche in tutti gli edifici comunali (scuole, palestre, uffici, ecc.). In particolare per le scuole è necessario coordinare le opere di efficientamento energetico con gli indispensabili interventi per la messa in sicurezza antisismica e con la riduzione del numero dei plessi scolastici resa possibile dalla riduzione dell'utenza dovuta al calo delle nascite.
Piantumazione nuovi alberi: va radicalmente aumentata favorendo anche il concorso di aziende del territorio, che in ottica di “responsabilità sociale d’impresa” sono chiamate a restituire ai quartieri e alla città nel suo complesso, dei benefici in termini ambientali.
Campagna di sensibilizzazione: il Comune può farsi promotore di campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica per promuovere stili di vita più sostenibili (meno sprechi energetici, limitazione dell'uso delle automobili, maggior accuratezza nel differenziamento dei rifiuti, ecc.) con il coinvolgimento di scuole, università e CdQ. I Consigli di Quartiere devono essere messi in condizione di svolgere un ruolo di promozione delle comunità energetiche di territorio.
Dissesto Idrogeologico: sulla scorta dei recenti studi sul dissesto idrogeologico promossi dal Comune è necessario cantierare al più presto le opere di regimentazione, impegnando rapidamente i fondi necessari. 


Mobilità sostenibile

Pedonalizzazioni nel centro storico: vanno decisamente aumentate, per puntare nel giro di 5 anni a riservarlo esclusivamente a pedoni, bici e mezzi pubblici, fatta salva la possibilità dei residente di accedere alle proprie autorimesse private. L'autoparcheggio di piazza Vittoria va riservato all'uso esclusivo dei residenti nel centro storico.
Piste ciclabili: a Brescia la bici è ancora fortemente sottoutilizzata, nonostante la città sia quasi pianeggiante e gli spostamenti giornalieri siano per oltre il 40% inferiori ai 5 km; inoltre le piste ciclabili esistenti sono spesso occupate da auto in sosta o pedoni. Oltre a creare nuove piste, è necessario proteggere quelle attuali dalle auto, con paletti o dissuasori, eliminare cordoli o dislivelli che attualmente costringono a rallentare o danneggiano la bici. Le piste ciclabili devono tendere ad assicurare un transito veloce per le bici, che solo così diventano competitive rispetto ad altri mezzi.

Integrazione: serve pensare il trasporto urbano nel suo complesso e nella sua diversità. Piedi, bicicletta, monopattini elettrici, tram, metropolitana, bus e pullman di linea, scooter e automobili private: i mezzi sono molti e serve avere un pensiero generale per connettere le diverse possibilità tenendo presente i principali poli attrattivi della città, i modelli di spostamento e di sosta. 


Urbanistica

Per favorire una maggiore attenzione agli aspetti ambientali, sarebbe opportuno che, nella definizione delle convenzioni urbanistiche e degli interventi attuativi del Piano di Governo del territorio, il coinvolgimento degli uffici del settore Ambiente e verde pubblico avvenisse fin dalla fase iniziale.
Parco sovracomunale: attualmente esiste un PLIS (parco locale di interesse sovracomunale) che comprende l'area delle colline (Maddalena, San Giuseppe, Campiani e Sant'Anna) più l'area di pertinenza del fiume Mella nel tratto urbano. È in via di formazione il Parco delle cave, con opere già realizzate nel territorio del comune di Brescia, e sarebbe auspicabile un Parco delle cascine per tutelare le aree agricole a sud della città. L'eventuale istituzione di un Parco Regionale che includa tutta la fascia attorno alla città comporterebbe il rafforzamento dei vincoli di tutela delle aree. Tuttavia la regionalizzazione del parco eliminerebbe o ridurrebbe la gestione partecipata che attualmente, come nel Parco delle Cave, coinvolge associazioni sportive, gruppi locali, associazioni specifiche come gli apicultori, ecc. Inoltre una eventuale legge regionale, nel definire i confini del parco, renderebbe più difficile il coinvolgimento di altri comuni della cintura urbana. Per questo la gestione regionale del Parco può essere accettata al massimo come obiettivo in tempi medio lunghi. 



Cultura e università


Università

L'università di Brescia in questi anni ha avuto uno straordinario sviluppo, testimoniato da alcuni dati. Brescia è in forte e rapido miglioramento come numero di laureati, tenendo conto del forte gap rispetto alla media regionale e nazionale. Brescia, secondo AlmaLaurea, si aggiudica il primo posto tra i 60 atenei italiani nella classifica dei corsi di laurea magistrale in Ingegneria soprattutto grazie ai risultati ottenuti sotto il profilo occupazionale; il quarto posto nella laurea triennale in Giurisprudenza, soprattutto grazie ad un'alta percentuale di studenti impegnati in attività di tirocinio; è nelle prime venti posizioni nella laurea magistrale in Giurisprudenza, nelle triennali e magistrali di Economia e Scienze Motorie, nelle triennali di Medicina e Ingegneria, nella laurea magistrale in Architettura. AlmaLaurea, per stilare la graduatoria, considera le prospettive occupazionali, i tirocini, l’internazionalizzazione, il network degli alunni e l'esperienza degli studenti. Brescia, secondo il Censis, è prima in Italia tra gli atenei medi (da 10mila a 20mila iscritti) per occupabilità; anche AlmaLaurea evidenzia che il tasso di occupazione a un anno dal titolo è pari all'89,9% per le lauree triennali e l’85,8% per le lauree magistrali. Brescia, secondo il QS World University Rankings 2021, tra i 200 migliori atenei del mondo si colloca al 196mo posto per produttività e qualità scientifica dei propri ricercatori. In alcuni ambiti occorre invece porre attenzione: abbiamo un notevole orientamento verso l'area medica ma una scarsa presenza più generale per le discipline scientifiche e tecnologiche; abbiamo un notevole successo sulle lauree triennali ma si registra anche la migrazione per le lauree magistrali; l'attrazione da fuori provincia è molto bassa e va migliorata.

E' decisamente strategica anche la presenza bresciana dell'Università cattolica milanese, sia perché in questi anni ha ampliato l'offerta formativa aumentando così la competenza della forza lavoro e la "vivacità universitaria" della città, sia perché la lunga e rilevante tradizione pedagogica bresciana trova nell'Università cattolica un punto di riferimento. Non dobbiamo dimenticare infatti che alcune case editrici e imprese editoriali bresciane sono frutto di questa straordinaria tradizione, oggi sottoposta alla duplice rivoluzione - alla twin transition - digitale e ambientale e, forse e soprattutto, ad un processo che potremmo definire di "transizione etica" (come abbiamo richiamato in premessa) che cambia le dinamiche pedagogiche, antropologiche, religiose. Riflettere su questa dimensione ci pare un fatto essenziale.

In sé il Comune non ha competenze dirette nell'ambito delle strategie di sviluppo dell'università e della ricerca. Tuttavia di fatto negli ultimi 60 anni il Comune di Brescia, con modalità e forme diverse, ha contribuito a rendere Brescia il terzo polo universitario della Lombardia. Si rende necessario in questa fase che l'Amministrazione comunale, in sinergia con la Provincia e gli altri Enti preposti, riprenda un ruolo trainante sulle politiche universitarie, anche per ridurre il sempre più evidente distacco (in termini di quantità e qualità della ricerca e di “capacità di attrazione” di studenti e docenti) con Milano e la Lombardia occidentale; infatti, proiettando le attuali tendenze nel medio lungo periodo, si può prevedere una crescente marginalizzazione del sistema universitario della Lombardia orientale.

In particolare si rende necessario:

a) completare l'offerta universitaria bresciana istituendo i corsi di laurea non ancora presenti nell'Università Statale di Brescia o nella sede bresciana dell'Università Cattolica, a partire da facoltà tecnico-scientifiche significative sia per la ricerca nei settori trainanti, sia per le prospettive occupazionali (come Ingegneria energetica, Ingegneria della sicurezza, Scienze ambientali e Chimica);

b) creare sinergie, o potenziare quelle esistenti, tra le tre università (statali di Brescia e Bergamo e sede bresciana della Cattolica)
c) aumentare e potenziare i dottorati di ricerca, in particolare i dottorati di ricerca sull'Intelligenza artificiale articolando i curricula in modo tale da incrociare le esigenze produttive più all'avanguardia del territorio lombardo-orientale, con particolare riferimento all'ingegneria e alla medicina; dunque diventa strategica la maggior integrazione di ingegneria e medicina nell'organizzazione e gestione dei dottorati di ricerca;
d) creare le condizioni per uno sviluppo della ricerca applicata nei settori trainanti a livello internazionale (ingegneria, fisica e chimica applicate alla medicina; informatica, ingegneria e fisica applicate alle telecomunicazioni e all'organizzazione del lavoro), sempre con particolare attenzione rivolta all'Intelligenza artificiale; nella ricerca applicata sarà centrale recuperare il ruolo di Brescia come luogo di studio sia dei processi educativi sia dei processi di assistenza sociale; anche in questo caso l'applicazione dell'Intelligenza artificiale al sociale, alla sanità e alla didattica ci paiono passaggi decisivi per migliorare la qualità dell'apprendimento e la qualità della vita.
f) attivazione di nuovi IRCCS nella Lombardia orientale, per ridurre almeno parzialmente, la rilevante sproporzione con la parte occidentale della Regione in rapporto agli abitanti.
g) attivazione di progettazioni per l'imprenditoria diffusa, sul modello di ComoNext, luoghi dove attrarre giovani che intendono condividere conoscenze e opportunità e che hanno necessità di essere assistiti da enti economici (es. Camere di commercio) ed enti universitari.
Infine, sempre sotto il profilo della formazione della forza lavoro, non possiamo non citare l'opportunità offerta dal PNRR in merito agli ITS (istituti tecnici superiori), ossia ai percorsi di durata biennale paralleli al percorso universitario ma con un forte collegamento al sistema delle imprese, dei centri tecnologici di ricerca e degli enti locali per rispondere alla domanda delle figure professionali più richieste e necessarie. Anche in quest'ambito la presenza dell'ente locale è strategica. 


Periferie e culture

In questi anni il lavoro di riqualificazione urbana si è esteso oltre il centro storico. È importante proseguire con questa linea, affinché più quartieri vivano una fase di trasformazione positiva del loro luogo di vita, al duplice fine sia di ridurre le situazioni di emarginazione e di degrado sociale sia di valorizzare il contesto sociale e ambientale. Questo può avvenire attraverso tre canali: la promozione del decoro urbano (ristrutturazione edilizia di edifici pubblici e privati); lo sviluppo di servizi sociali, culturali, educativi, didattici, sportivi; la creazione di percorsi di mobilità sostenibile. Tutto questo può facilitare la promozione di spazi e di eventi culturali.

Tra gli spazi culturali sono in corso i lavori per i due teatri di via Milano (uno presso l'ex Idra, per il teatro Telaio, e uno presso l'ex Ideal, per il teatro Borsoni) e, su questa direttrice, è pensabile avviare lavori affinché si ristrutturino più teatri periferici, occasioni ordinarie per promuovere il gusto per l'arte popolare e più colta, per coinvolgere i cittadini in corsi di recitazione e promuovere delle compagnie teatrali composte da cittadini che si dilettano. Analogo discorso per le scuole di musica, per gli auditorium e le sale prove ad uso di orchestre, cori e band musicali, così come le scuole di pittura, gli atelier e i laboratori di artigianato artistico. In questo senso va rinnovata anche la promozione e la collaborazione con istituzioni fondamentali come il Conservatorio di Musica Luca Marenzio e le Accademie di belle arti Laba e Santa Giulia. 


Biblioteche

Anche in questo caso il lavoro di questi anni è stato proficuo, con una serie di progetti che incentivano la lettura. È molto positivo anche il festival LiBrixia, che può fare da collegamento sia alla serie di iniziative cui si è fatto riferimento sia alla valorizzazione dei poli bibliotecari locali come luoghi dove ritrovarsi e condividere il gusto e la passione per la scrittura, sia quella più semplice e popolare, sia quella più impegnata sul piano sociale e politico. Va certamente potenziato il personale addetto allo scopo, affinché possa esservi un collegamento virtuoso con i diversi ordini di scuola, dalla primaria alla secondaria di secondo grado. 


Musei

Rimane aperta la questione del Museo delle scienze naturali. Fermo restando che vanno attentamente valutate le condizioni di sostenibilità economica del Museo, è necessario ridefinirne la funzione con idee innovative (ovviamente non basta l'esibizione – comunque utile - di alcuni reperti, come ad esempio il “coleottero bresciano”) e, proprio per questo, vanno coinvolti quei soggetti che sono professionalmente impegnati sul tema del contesto ambientale. Annoveriamo tra questi l'Università degli studi, A2A, le sperimentazioni più innovative legate alle scienze della natura e dell'ambiente. La transizione ambientale è un tema di rilievo nella fase storica che stiamo vivendo, per cui il rapporto con la natura può essere curato e approfondito scientificamente con opportunità di collegamento con la scuola. Le scienze naturali sono un mezzo straordinario anche per parlare anche di medicina e corpo umano, di farmacologia e di inquinamento. Le città sono ecosistemi dove diventa importante osservare e analizzare i mutamenti che interessano i corpi umani, il contesto naturale in interazione col contesto tecnico e tecnologico, in cui immaginare futuri possibili (ad es. le sperimentazioni sulle città senza automobili).

In castello è ottima l'idea di associare il Risorgimento (Brescia è medaglia d'oro) alla Resistenza (Brescia è medaglia d'argento), dove l'idea centrale diventa la liberà e l'indipendenza, tema assai attuale. Anche in questo caso si tratta non solo di esibire reperti, ma di creare un luogo dove la sperimentazione diventa esposizione delle diverse “resistenze” nel mondo e, in generale, cosa significhi oggi vivere in contesti di libertà e di indipendenza. La costruzione dell'ascensore sarà un elemento positivo di attrazione e di promozione. Sarà decisivo abbattere anche tutte le barriere architettoniche all'interno delle mura del castello.

Infine il MUSIL, che va completato con particolare attenzione alla sostenibilità economica e collegato ad una idea centrale, che potrebbe essere relativa al cambiamento della città ed alla “transizione” da un modello di cultura industriale e del lavoro manifatturiero ad un modello di città ecologica, digitale, universitaria, colta e sociale, ricca di servizi ed opportunità (la cosiddetta SMART CITY). In questo senso va auspicato ad esempio uno sviluppo del Musil anche nella narrazione dell’antico lavoro delle cave (sia di ghiaia e sabbia a San Polo e Buffalora che di marmo sulle colline da Caionvico verso Botticino e Rezzato) per raccontare di una Brescia eco-nomica che si trasforma sempre più in eco-logica, con vecchie aree estrattive industriali ad alto impatto ambientale che sono trasformate in fruibili parchi verdi ed oasi metropolitane di biodiversità. 


Spazi polifunzionali

Riqualificare le periferie è anche creare un sistema di sale pubbliche polifunzionali, dove si possano trovare i cittadini a parlare dei problemi di zona ma anche far le prove o esibire attività ludiche, far incontrare gli anziani o esibire piccole mostre o lavori scolastici. La cultura non è solo quella alta, è anche quella che nasce per diletto, per appartenenza, per esperimento. 


Partecipazione


Consigli di Quartiere

È ancor prima della nascita di questo organismo intermedio, cioè dal 2014, che le ACLI bresciane guardano con interesse ai Consigli di Quartiere come esperienza di partecipazione che potesse riempire il vuoto lasciato dall’eliminazione per legge delle Circoscrizioni. Va effettivamente valutata anche la ripresa delle Circoscrizioni, che per molti aspetti avevano dimostrato di essere utili alla partecipazione politica e alla promozione di nuovi e competenti amministratori.
Quando l’Amministrazione eletta nel 2013 ha istituito i Consigli di Quartiere, dopo un lungo dibattito consiliare, abbiamo salutato con favore questa scelta coraggiosa che si è da subito dimostrata faticosa, ma anche vitale ed energica. L’esperienza di questi anni speriamo sia utile per migliorare sempre di più questo strumento che è anche innegabilmente palestra di partecipazione e impegno per il proprio territorio. Centinaia di consiglieri dedicano tempo al quartiere, perché anche quelli più lontani dal centro non diventino “periferie”. Siamo ormai giunti al secondo mandato dei 33 consigli di quartiere e si possono già delineare alcune considerazioni che speriamo possano essere costruttive e utili per il continuo miglioramento di un organismo che, si può dire, resta sperimentale.
Le prime differenze si possono notare già tra il primo e il secondo “mandato” dei CdQ. Il primo turno si caratterizzava per una intensa attività pubblica e una frequente consultazione e convocazione da parte dell’Amministrazione, anche su temi importanti come il Bilancio o la raccolta differenziata. Un vero tramite tra cittadini e Loggia. L’azione dei consiglieri era quindi qualificata e realmente propositiva, come il Regolamento prevede. Quello che si sta verificando in questo secondo mandato è invece un po’ diverso, in parte per influenza del Covid19 che ha messo in campo bisogni nuovi e non prevedibili. Infatti in questi ultimi due anni l’attività dei Consigli di Quartiere si è fatta molto intensa e operativa (si pensi alla consegna delle mascherine casa per casa, nelle prime settimane di pandemia). Un’attività preziosa e che ha reso forse più visibile ai cittadini l’operato dei consigli stessi, ma che forse non corrisponde allo scopo per cui i consigli sono nati. Per garantire sopravvivenza a questo organo di partecipazione che si basa su basa su un impegno completamente volontario e personale – non ci sono partiti dietro al singolo consigliere – crediamo che occorra:

● In primo luogo, “crederci”. Propedeutica a qualsiasi modifica, correzione o rafforzamento di questa istituzione occorre che l’Amministrazione entrante creda fino in fondo nella potenzialità di questo strumento che non è tanto quello di decentrare alcune funzioni (le dimensioni del Comune di Brescia non lo rendono indispensabile), bensì quello di stimolare la partecipazione dei cittadini.
● Fare chiarezza sulla sovrapposizione di compiti tra Consigli di Quartiere e Punti Comunità che non sono presenti in tutti i quartieri e avrebbero una vocazione specificatamente orientata al welfare e ai servizi sociali. L’incertezza sui ruoli può creare attriti tra persone, confusione nei cittadini e rischia, in sintesi, di rendere meno efficace l’operato sia dei Consigli di Quartiere che dei Punti di Comunità.
● Attrezzare in maniera omogenea “la macchina amministrativa” perché sia di supporto ai Consigli di Quartiere che non hanno le forze – economiche, strumentali e umane – per essere completamente autonomi nell’erogazione di iniziative di promozione alla partecipazione a cui sono chiamati.
● Riportare il focus dei Consigli di Quartiere al loro ruolo qualificato e propositivo. Solo valorizzando il ruolo dei consiglieri è possibile garantire futuro e vigore a questo organo.
● Affiancare ai Consigli di Quartiere “personale volontario civico” che possa supportare nell’operatività le attività del Consiglio di Quartiere laddove l’Amministratore non possa mettere a disposizione persone e/o risorse. 


Urban Center

L’Urban Center è lo spazio di partecipazione dedicato alla trasformazione urbana. In questi anni ha lavorato su progettazioni partecipate che hanno effettivamente cambiato il volto della nostra città. Si pensi al Parco delle Cave, la riqualificazione di Via Milano o quella a venire di Via Vittorio Veneto. Ha lavorato a un tavolo sul tema delle agevolazioni legate al superbonus 110% o ha organizzato incontri tra la Giunta e i Quartieri dal titolo #incontriamoci. Ha inoltre un ruolo importante nell’attuazione della strategia di transizione climatica approvata dal Consiglio Comunale nel 2021, che prende il nome di Un filo naturale.

All’Urban Center i cittadini vi partecipano come singoli oppure in rappresentanza dei Consigli di Quartiere o di altri agglomerati o associazioni del territorio.
Lo strumento è ancora relativamente poco conosciuto in città, forse anche a causa della sua collocazione centrale (la sede è in via Moretto, presso il Mo.Ca). Al fine di raggiungere il duplice scopo di essere efficace nei progetti di trasformazione, soprattutto periferici, che farsi conoscere dai cittadini sarebbe opportuno che fosse in grado di decentrarsi e slegarsi dal luogo fisico che al momento è al centro della sua attività.

Non possiamo che salutare positivamente il fatto che tra i suoi obiettivi ci sia il tema della sostenibilità della città di Brescia e quello di valorizzare, attraverso la riqualificazione, ma anche la conoscenza e la promozione, anche le zone più lontane dal centro storico. Attorno alla bellezza – una volta che siano state garantite funzionalità (servizi) e sicurezza, è più facile coagulare comunità. 


Osservatori, consulte, case delle associazioni

Vanno valorizzati i luoghi e le occasioni di coinvolgimento dei cittadini alle scelte ed alla gestione relative al territorio ed alla vita sociale. Giudichiamo importante l’esperienza degli osservatori (Alfa acciai, Termovalorizzatore, Ori Martin, Caffaro) e riteniamo utile rilanciare l’esperienza delle Consulte, così come ci sembra giusto valorizzare i “contenitori” come la Casa delle Associazioni, le sale civiche e gli spazi di incontro e progettazione partecipata, come potrebbe essere ad esempio la nuova Casa del Parco delle Cave al lago Gerolotto. 


Partecipazione digitale

Agli strumenti già elencati (e già esistenti) si potrebbe affiancarne uno ulteriore che differisce dai precedenti principalmente per l’utilizzo della tecnologia. Il modello potrebbe essere l’Electronic Town Meeting utilizzando piattaforma di networking sociale, ovvero una sorta di grande forum virtuale, on line. Tale strumento potrebbe essere riservato ai giovani dai 18 ai 35 anni che potrebbero essere coinvolti, con l’utilizzo di figure chiamate a moderare/facilitare, su tematiche strategiche per la città come: pedonalizzazioni, piano regolatore, ambiente. 

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