Laudato Sì. A Leno cammini e confronti sull'Enciclica

Sabato 18 giugno 2022

Il Circolo Acli di Leno propone

Cammini e Confronti sull’enciclica LAUDATO SI’

 

 

SABATO 28 MAGGIO 2022
Niente di questo mondo ci risulta indifferente.

Ritrovo ore 15.00 Circolo Acli Cammino alla Chiesetta di San Fermo

Interviene don Gabriele Scalmana, già responsabile della Pastorale del Creato della diocesi di Brescia

Nella mia Esortazione Evangelii Gaudium, ho scritto ai membri della Chiesa per mobilitare un processo di riforma missionaria ancora da compiere. In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune (n. 3 dall’Enciclica Laudato si, di Papa Francesco)

 

 

SABATO 4 GIUGNO 2022
Lo sfruttamento sconsiderato della natura.

Ritrovo ore 15.00 Circolo Acli Cammino Santella alla cascina Atalia

Interviene Angelica Andreetto, del movimento bresciano "Fridays for future"

Otto anni dopo la Pacem in terris, nel 1971, il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è «una conseguenza drammatica» dell’attività incontrollata dell’essere umano (n. 4 dall’Enciclica Laudato si, di Papa Francesco)

 

 

SABATO 11 GIUGNO 2022
L’originaria donazione del creato da parte di Dio. Rileggiamo Gn 1,28

Ritrovo ore 15.00 Circolo Acli
Cammino Cascina La Fonte, via Albarotto

Interviene madre Eliana Zanoletti, canossiana docente e animatrice biblico-pastorale

la capacità dell’essere umano di trasformare la realtà deve svilupparsi sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio. (n. 5 dall’Enciclica Laudato si, di Papa Francesco)

 

 

SABATO 18 GIUGNO 2022
Le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale

Ritrovo ore 15.00 Circolo Acli
Cammino Chiesetta dei santi Nazaro e Celso

Interviene prof. Enrico Minelli, docente Università di Brescia dipartimento Economia

Il mio predecessore Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a «eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e [...] correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente». (n. 6 dall’Enciclica Laudato si, di Papa Francesco)

 

 

 

ENCICLICA LAUDATO SI

Niente di questo mondo ci risulta indifferente

3. Più di cinquant’anni fa, mentre il mondo vacillava sull’orlo di una crisi nucleare, il santo Papa Giovanni XXIII scrisse un’Enciclica con la quale non si limitò solamente a respingere la guerra, bensì volle trasmettere una proposta di pace. Diresse il suo messaggio Pacem in terris a tutto il “mondo cattolico”, ma aggiungeva « nonché a tutti gli uomini di buona volontà ». Adesso, di fronte al deterioramento globale dell’ambiente, voglio rivolgermi a ogni persona che abita questo pianeta. Nella mia Esortazione Evangelii gaudium, ho scritto ai membri della Chiesa per mobilitare un processo di riforma missionaria ancora da compiere. In questa Enciclica, mi propongo specialmente di entrare in dialogo con tutti riguardo alla nostra casa comune.

4. Otto anni dopo la Pacem in terris, nel 1971, il beato Papa Paolo VI si riferì alla problematica ecologica, presentandola come una crisi che è « una conseguenza drammatica » dell’attività incontrollata dell’essere umano: « Attraverso uno sfruttamento sconsiderato della natura, egli rischia di distruggerla e di essere a sua volta vittima di siffatta degradazione». Parlò anche alla FAO della possibilità, « sotto l’effetto di contraccolpi della civiltà industriale, di [...] una vera catastrofe ecologica », sottolineando « l’urgenza e la necessità di un mutamento radicale nella condotta dell’umanità », perché « i progressi scientifici più straordinari, le prodezze tecniche più strabilianti, la crescita economica più prodigiosa, se non sono congiunte ad un autentico progresso sociale e morale, si rivolgono, in definitiva, contro l’uomo ».

5. San Giovanni Paolo II si è occupato di questo tema con un interesse crescente. Nella sua prima Enciclica, osservò che l’essere umano sembra « non percepire altri significati del suo ambiente naturale, ma solamente quelli che servono ai fini di un immediato uso e consumo ». Successivamente invitò ad una conversione ecologica globale. Ma nello stesso tempo fece notare che si mette poco impegno per « salvaguardare le condizioni morali di un’autentica ecologia umana ». La distruzione dell’ambiente umano è qualcosa di molto serio, non solo perché Dio ha affidato il mondo all’essere umano, bensì perché la vita umana stessa è un dono che deve essere protetto da diverse forme di degrado. Ogni aspirazione a curare e migliorare il mondo richiede di cambiare profondamente gli « stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società ». L’autentico sviluppo umano possiede un carattere morale e presuppone il pieno rispetto della persona umana, ma deve prestare attenzione anche al mondo naturale e « tener conto della natura di ciascun essere e della sua mutua connessione in un sistema ordinato». Pertanto, la capacità dell’essere umano di trasformare la realtà deve svilupparsi sulla base della prima originaria donazione delle cose da parte di Dio.

6. Il mio predecessore Benedetto XVI ha rinnovato l’invito a «eliminare le cause strutturali delle disfunzioni dell’economia mondiale e [...] correggere i modelli di crescita che sembrano incapaci di garantire il rispetto dell’ambiente ». Ha ricordato che il mondo non può essere analizzato solo isolando uno dei suoi aspetti, perché « il libro della natura è uno e indivisibile » e include l’ambiente, la vita, la sessualità, la famiglia, le relazioni sociali, e altri aspetti. Di conseguenza, « il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana ». Papa Benedetto ci ha proposto di riconoscere che l’ambiente naturale è pieno di ferite prodotte dal nostro comportamento irresponsabile. Anche l’ambiente sociale ha le sue ferite. Ma tutte sono causate in fondo dal medesimo male, cioè dall’idea che non esistano verità indiscutibili che guidino la nostra vita, per cui la libertà umana non ha limiti. Si dimentica che « l’uomo non è soltanto una libertà che si crea da sé. L’uomo non crea se stesso. Egli è spirito e volontà, ma è anche natura ». Con paterna preoccupazione ci ha invitato a riconoscere che la creazione risulta compromessa «dove noi stessi siamo le ultime istanze, dove l’insieme è semplicemente proprietà nostra e lo consumiamo solo per noi stessi. E lo spreco della creazione inizia dove non riconosciamo più alcuna istanza sopra di noi, ma vediamo soltanto noi stessi ».

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