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EDITORIALE
Stato di Salute

di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)

La Repubblica tutela il diritto alla salute e lo dichiara nella Costituzione. Affidare questa tutela alla Repubblica significa distribuire il peso della responsabilità sulle spalle di chi è parte della comunità repubblicana: Stato, Regioni, Comuni e società civile nelle diverse forme. Tutti sono direttamente interessati perchè – come specifica l’articolo citato – la salute è interesse del singolo individuo e della collettività. Ma come si tutela la salute, oggi?

Anzitutto ponendo al centro la persona, indipendentemente dal sesso e dall’etnia, dalla condizione sociale e professionale, dalla sua età e abilità: la salute non è un calcolo funzionale. Non funziona come un capitale finanziario, perchè il capitale umano resta invariato nel tempo. E` solo da tutelare in modo universale e nel pieno rispetto della natura umana.

Con la riforma del 1978 il Servizio sanitario è realmente per tutti. E` grazie a questa riforma che il popolo italiano migliora la condizione sanitaria: i dati sull’allungamento della vita, sulla tutela dell’infanzia e delle malattie gravi lo dimostrano a tutto il mondo. Complessivamente la sanità italiana fa bene. Ma il futuro è critico per almeno due buone ragioni.

La prima concerne i costi sempre più alti. E` un fatto che chiama in causa gli sprechi e le modalità di finanziamento pubblico (e infine i ticket). Purtroppo si tratta di una ragione spesso invocata, anche a sproposito, per delegittimare le politiche di welfare.

La seconda riguarda invece i grandi mutamenti demografici ed epidemiologici. Cambiano le patologie e s’incrociano con le dimensioni psico-sociali, cambiano le aspettative e gli stili di vita. Per tutte queste ragioni il modello con cui ripensare il servizio sanitario necessita di più complessità, richiede che sia più differenziato, più specializzato, più distribuito. Serve un modello dove l’eccellenza si concentri presso le strutture ospedaliere dedicate in via riservata agli ospedalizzati, a coloro che necessitano interventi da eseguire in un regime privilegiato, mentre sul territorio possano esistere una pluralità di forme di assistenza sanitaria: ambulatoriale, fisioterapica, di badantato, di somministrazione e assistenza domiciliare, di farmaceutica, di “normalità”, di primo soccorso. Sono anche le forme sociali e giuridiche ad interessarci: cooperative sociali e sanitarie, filiere di studi specializzati e laboratori, reti di progetti innovativi tra enti pubblici e privati costruiti sulla solida base della comunità territoriale. Anche le Acli stanno pensando di intervenire in questo ambito: una virtuosa integrazione pubblica tra soggetti pubblici, privati e del privato-sociale.
 
Se il futuro dipenderà solo dalla sostenibilità finanziaria, allora sarà una sanità per ricchi, dove chi può paga il tempo che risparmia e la qualità della cura. Ma a noi, invece, interessa una sanità uguale, perchè il progresso scientifico accompagni il progresso sociale.

 

In questo numero di Battaglie Sociali:

Filo Rosso
Curare o prendersi cura? (di Giacomo Mantelli)

Bel paese
Un esercito di candidati (di Roberto Toninelli)
Uscire dall'euro è folle (di Maurilio Lovatti)

Chiave a stella
Alla ricerca del futuro (di Pierluigi Labolani)

Filo soffiato
Canta che ti passa (di Alberto Di Flora)

Cooltura
Lei, nel film (di Angelo Onger, Valentina Rivetti)

On tè road
Lotta di classe, senza classe (di Daniela Del Ciello)

Annales
Mons. Serafino Corti (di Salvatore Del Vecchio)

e molto altro...

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