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EDITORIALE
SENZA SCORCIATOIE

di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)

Anche nella politica, come nella storia delle persone, ci sono momenti in cui una città o un Paese sentono forte il desiderio di cose vere. Sono belli gli anni in cui si sperimentano nuove strade e compagnie, s’immaginano geometrie e soluzioni possibili, si vestono i panni più diversi e alla moda. Ma poi, come accade di fronte ai fallimenti e alle crisi, con gli occhi si va alla ricerca di cose vere, affi- dabili. Fuor di metafora: dopo anni con nuovi partiti, etichette e parole d’ordine, di fronte alla mediocrità di una politica che ha peggiorato le condizioni (se non prodotto danni), ora con lo sguardo si cercano solo cose genuine, vere.
Parlare di verità, in politica, non è certo appropriato: la politica porta sempre con sè una certa dose di finzione, di teatro, di scena, perfino di ipocrisia. E allora, per riformulare in termini non moralistici la nostra richiesta, potremmo dire che in questo momento sentiamo il bisogno di una politica che ci parli della realtà e che sappia starci in questa realtà, nella ruvidità dei rapporti di potere e nei fenomeni che faticano a cambiare. Una politica senza scorciatoie: cioè senza banalità ben dette ovvero ridicole ideologie salvatutto, senza reducismi di destra o di sinistra e soprattutto senza paure di dire ciò che bisogna dire. Non siamo così ingenui da non pensare che in campagna elettorale non servirà ogni tanto qualche gioco di prestigio, qualche tocco di magia: qualche sana finzione. Lo possiamo anche perdonare, anzi lo guarderemo con simpatia se la qualità complessiva, la statura, di chi e di cosa si mette in gioco è proporzionata alla crisi che stiamo vivendo. Perchè dobbiamo dirci che non c’è solo una crisi del lavoro e della democrazia. C’è anche una crisi del vivere religioso. C’è una crisi anche del nostro amato cattolicesimo democratico, incapace di vivificare una massa di per- sone che appaiono disorientate, se si esclude quelle che partecipano ai convegni. Abbiamo dunque bisogno di persone che si assumano i rischi del mestiere, non mestieranti. Abbiamo bisogno di partiti che stanno dove ci sono i problemi, non che li twittano, li trattano. Abbiamo bisogno di sentirci provocati. Non abbiamo bisogno di sentirci chiedere un voto, semmai di sentirci chiedere il consenso a un progetto, a un’idea di città o di Paese. E non abbiamo più bisogno dei soliti e rassicuranti volti della politica: basta con consiglieri, assessori e deputati che si ripresentano da decenni per “mettersi al servizio”: state a casa, aiutateci a far crescere le comunità con la vostra esperienza. Noi – sia chiaro – non abbiamo interessi da proteggere, se non quelli della nostra gente, il ceto popolare, quelli che vivono direttamente un po’ di durezze della vita, non i nati privilegiati. Questi sono i nostri unici interessi. Oserei dire che – essendo persone in carne ed ossa – sono i nostri unici valori. Valori incarnati. Il santo Natale è, in fondo, la festa dell’incarnazione: un Dio che si fa uomo, carne, ossa e ruvidità varie: avrà anche la politica lo stesso coraggio? Noi lo auguriamo anzitutto a noi stessi, con un abbraccio a tutti voi che avete la pazienza di leggerci sempre.

 

In questo numero di Battaglie Sociali:

Filo Rosso
Agonia politica o politica 2.0? (di Stefania Romano, Angelo Onger, Franco Gheza)

Il bel paese
Usa: pericolo recessione (di Flavia Bolis)
Brescia Undergroung (di Giacomo Mantelli)

Chiave a stella
Dare credito al lavoro (di Pierluigi Labolani)

Filo soffiato
Friedrich Nietzsche (di Maria Buizza)

On tè road
Talent Garden (di Marco Stizioli)

Cooltura
Maghi di biciclette (di Luigi Muzzolini)

AnnaLes
Fede, pensiero, azione (di Salvatore Del Vecchio)

e molto altro...

 

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