Se 9 euro vi sembran troppi

Se 9 euro vi sembran troppi

n° 3 autunno 2023 / Anno 64 - n. 524

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#EDITORIALE

Senza ideologia né demagogia Una misura da gestire con cura
di Pierangelo Milesi (presidente provinciale Acli)
 

Inutile girarci intorno: il salario minimo può essere una misura necessaria ma non sufficiente per risolvere la grande questione del lavoro povero in Italia e della conseguente esigenza di redistribuzione della ricchezza. Non è un modo elegante per restare equidistanti tra chi ha deciso che questa è “la buona battaglia” da cavalcare per raggiungere obiettivi diversi - migliorare la condizione dei lavoratori e contrastare il rischio della povertà, indebolire il governo, ritagliarsi il ruolo più forte nell’opposizione politica, aumentare il consenso - e chi, per reazione, vuole sminare un possibile attacco alla leadership di Giorgia Meloni rinviando, a tempo indeterminato, qualsiasi soluzione a un problema che spacca anche il suo elettorato.

Che il salario minimo sia una misura necessaria lo confermano i 3 o i 4, o i 6 milioni (a seconda che si prendano i dati Istat o quelli Inps) di lavoratori con un salario orario lordo inferiore ai 9 euro, la soglia della povertà assoluta. Ma anche il fatto che nella maggioranza dei Paesi europei è già realtà.

Che non sia sufficiente è dimostrato dal tentativo di farlo passare come la panacea di tutti i mali o come la “soluzione finale” per risolvere la questione del lavoro povero. Non dobbiamo dimenticare che siamo di fronte a una questione da maneggiare con cura, come spiega bene il professor Michele Faioli nell’intervista che apre il “Filo rosso” delle pagine seguenti: pensare di trovare soluzioni semplici a problemi complessi è un’illusione che potrebbe produrre grandi danni (pensiamo al pasticcio che ha rischiato di fare – e, in parte, ha fatto - il governo con la tassazione degli extraprofitti delle banche).

Non sfugge a nessuno che il Cnel, coinvolto dall’Esecutivo più per dilazione che per convinzione, avrebbe potuto cogliere l’occasione per dimostrarsi ente indipendente, capace di offrire alla politica strumenti per decidere mentre, invece, è incorso nel rischio di dare ragione ai molti detrattori del suo ruolo, a cominciare da chi lo voleva cancellare dalla Costituzione.

Nelle pagine che seguono cerchiamo di dipanare questa matassa. Qui solo alcune suggestioni di fondo.

Innanzitutto, della questione del salario minimo deve prendersi carico la Politica (con la P maiuscola) più che i politici, perché la complessità del tema necessita delle migliori teste e delle migliori perizie di scienziati ed esperti nel settore, che sappiano maneggiare i numeri e non “torturarli” - come è successo all’Inps dove il passaggio da un presidente all’altro ha fatto crollare i poveri in Italia da 4 milioni a 20 mila - proponendo simulazioni credibili per una materia così magmatica.

In secondo luogo, pensiamo che potrebbe essere un buon punto di riferimento il modello tedesco, dove il ministro competente, sulla base di uno studio condotto dai tecnici della materia o da organismi indipendenti, può decidere di estendere i minimi salariali ad alcuni settori lavorativi o ad alcune categorie, soprattutto quelle più deboli.

È anche vero che, come scrive il Segretario Generale della Cisl bresciana Alberto Pluda in questo numero, un salario minimo determinato per legge può rischiare di svuotare il ruolo della contrattazione dei sindacati, cioè «la prassi che a oggi determina per il 97% dei lavoratori italiani un compenso decisamente superiore ai 9 euro l’ora». Ma resta il fatto che i più fragili sono proprio quelli che non hanno un sindacato che li protegge.

Maneggiare con cura, abbiamo chiesto. Eliminando posizioni ideologiche e soluzioni demagogiche. Sostenendo proposte concrete e di buon senso per la lotta al lavoro povero, come quella di Confindustria Brescia che chiede di impiegare rifugiati e richiedenti asilo in un percorso di inserimento lavorativo. Soluzioni dal basso che possono dare indicazioni a una politica tentata di strumentalizzare per fini elettorali le grandi questioni epocali, come quella demografica, migratoria o come quella della giustizia salariale e, più in generale, dell’equità sociale.



In questo numero di Battaglie Sociali

Filo Rosso
Salario Minimo, parla il prof. Michele Faioli (di Fabrizio Molteni)
Ma non per legge. La proposta della Cisl (di Alberto Pluda)
C'è qualcosa di più dei nove euro (di Giancarlo Turati)
Non lotta ai poveri ma alla povertà (di Daniela Del Ciello e Roberto Rossini)


I segni dei tempi
Servizio Civile. Serve se serve (di Lucia Dell'Aversana)

Fatti non foste
Festival dell'educazione. Brescia due volte capitale. (di Paolo Ferrari)


Librarti. Diario della prigionia di Lino Monchieri
di Pierangelo Goffi
 

Caf. Agevolazioni per universitari
di Sylwia Kluz


Fareste cose più grandi di me
di mons. Alfredo Scaratti


e molto altro...

 
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