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EDITORIALE
Ora e sempre resilienza

di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)

Resilienza è un termine che sta godendo di una insperata notorietà. E indica la capacità di resistenza, anzi di persistenza, contro ogni difficoltà. Qualcuno afferma che il termine deriva dal gesto di risalire su un'imbarcazione capovolta dalla forza del mare. Insomma, è comunque il contrario dell’arrendevolezza. Diciamocelo, concetti così si scoprono solo durante fasi di crisi particolarmente acute...
La resilienza è dunque una virtù pratica. Si riconosce per alcune qualità, due in particolare. La prima è il saper vedere, ascoltare e assumere la realtà così com’è, senza condurla altrove. Gli ultimi vent’anni di storia di questo Paese hanno invece dimostrato com’è bello far finta che la realtà – dura, oggettiva, pesante, complicata, fastidiosa – possa essere superata grazie alla bacchetta magica del Capo, a ricette miracolistiche o a ricette fin troppo semplici (le due ricette si alternano a seconda degli uditori).
L’esito è sotto gli occhi di tutti: un Paese che rivernicia le sue strutture senza ristrutturarle in chiave contemporanea e futura. Vi sono temi e problemi vecchi, immobili, bloccati dalla presunta mancanza di fondi o da vecchie questioni ideologiche o da volontà politiche troppo fragili. Si pensi alla ricerca scientifica e tecnologica, alla scuola, al lavoro... Una politica resiliente, invece, accetta di confrontarsi con la durezza della realtà nel rispondere ai bisogni vecchi e nuovi.
La seconda qualità è la speranza, la certezza che ogni durezza è pur sempre momentanea, che esiste una via d’uscita: è la capacità di trovare il logos nel caos, il senso profondo delle cose, di desiderare ciò che salva. Ma anche qui: gli ultimi vent’anni hanno invece abusato della parola speranza, trasformandola in una continua esposizione al successo, al facile sogno americano, al miracolo di cartapesta che si ottiene pagando in poche comode rate (e che neppure così, tra l’altro, era alla portata di tutti). Una politica resiliente, invece, sa dar ragione alla speranza che la anima, sa che la meta è grande se riguarda tutti e se a tutti richiede fatica, sacrificio e un più di intelligenza collettiva.
Noi crediamo a questa politica. Una politica capace di rispondere ai bisogni e contemporaneamente capace di suggerire una grande meta: tutto qua.
Possiamo farci un’idea di tutto ciò se pensiamo al periodo della ricostruzione italiana, negli anni ’40. Rispondere ai bisogni, Ripartire dai bisogni significa proporre strade di concretezza.
Le Acli, in questi mesi, hanno fatto proposte contro la povertà, per la formazione professionale, per il sostegno ai redditi familiari, per la casa e l’housing sociale, per il welfare. Sono proposte che rispondono a bisogni concreti e ripropongono con forza il tema dei ceti popolari, delle vulnerabilità sociali. E` sulle cose concrete come queste che si misura la forza di un dibattito pubblico: non sul consenso a nuovi miracolosi leader.
La resilienza, in un Paese, si costruisce anche rimanendo concentrati sulla realtà, sapendola misurare, calcolare, prevedere. Ecco, prevedere: saper vedere ragionevolmente oltre il buio di questo periodo. Di solito un po’ di luce si scorge sempre.

 

In questo numero di Battaglie Sociali:

Filo Rosso
Resilienza: cambiare prospettiva (di Marco Stizioli, Arsenio Entrada)

Bel paese
Giustizia riparativa (di Maurilio Lovatti)
Storia di Felicitè (di Flavia Bolis)

Chiave a stella
Diventare avvocato (di Pierluigi Labolani)

Filo soffiato
Sul perdono (di Angelo Onger)

Cooltura
Condomini solidali (di Fabio Scozzesi)

On tè road
Oltre la violenza (di Beppe Pasini)

Ricordare un amico
Marco Richini (di Salvatore Del Vecchio)

e molto altro...

 

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