Il lavoro non è finito

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#EDITORIALE

EDITORIALE
Il lavoro non è finito

 
di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)
 
C’era una volta il lavoro. Non nel senso che state pensando, perchè quello c’è sempre stato e (crisi permettendo) sempre ci sarà. No, intendiamo dire che c’era una volta la classe lavoratrice. Quella che viveva le virtù del lavoro: come la fatica, la precisione, la pazienza o la puntualità. Quella che si riconosceva per alcuni stili improntati alla condivisione e alla sobrietà. Quella che propugnava valori politici quali l’uguaglianza, la giustizia sociale, la coerenza. Era un mondo che si esprimeva per mezzo di partiti, sindacati e associazioni. C’è stato addirittura uno spazio storico in cui quel mondo, la classe lavoratrice, ha pensato di prendere in mano il destino del Paese e trasformare quell’Italia “fondata sul lavoro” da dichiarazione d’intenti a realtà. Insomma, fino a pochi decenni fa c’era un popolo in cammino: una classe popolare che migliorava le proprie condizioni sia attraverso la contrattazione collettiva di lavoro sia attraverso alcune riforme (famiglia, sanità, scuola). Ora non c’è più. Al posto di un popolo in cammino vi è una massa in libera uscita. Gli strumenti di una volta, i partiti e i sindacati, di colpo sono diventati dei vecchi arnesi, utili solo per pratiche individuali. Un service con call center e operatività on line, che si limiti a risolvere qualche problema, è tutto quel che resta o che si vorrebbe. Perchè sparendo la dimensione politica – ovvero il desiderio di unirsi per realizzare un certo mondo – tutto diventa solo utilità. E il criterio col quale si giudicano partiti, sindacati e associazioni e, per estensione, il mondo intero diventa solo uno: quanto (ci) costa?

Quel mondo del lavoro è ferito e finito. Anche per l’incapacità di partiti, sindacati e associazioni di rinnovarsi, per la troppa autoreferenzialità (una parola che, tra l’altro, dice tutto...), per l’incapacità di convivere e interpretare i sentimenti del popolo così com’è. Per queste ragioni i luoghi del confronto politico hanno sempre meno a che fare coi luoghi del lavoro (e piano piano stanno andando fuori anche dai luoghi delle istituzioni rappresentative: leggete l’ultimo libro di De Rita).

A un mondo del lavoro che finisce così, cosa c’è in alternativa? Per ora non molto. Ma quella risposta che si intravede parte dalla realtà e non dall’idea di realtà: dal lavoro che c’è e non c’è, dalla capacità di farsi carico delle questioni individuali come parte di una questione sociale, delle famiglie, delle comunità, delle città. Se il linguaggio su cui ci si capisce è quello dell’utilità sociale, allora si parta da quello! Ecco perchè anche le Acli ritornano a investire su antichi bisogni che sembravano alle spalle: la casa, la salute, la formazione e, ovviamente, il lavoro. Per le Acli non è indifferente la crisi del lavoro, perchè il problema di sempre è produrre lavoro e poi renderlo buono e giusto. E` l’occuparsi di questi quattro assi fondamentali della vita personale e sociale che fa delle Acli un’associazione pienamente popolare. Lo testimoniano le migliaia di persone che, attraverso le Acli, danno una risposta ai loro bisogni e loro ai diritti.

Ma, per la vocazione che ci è stata affidata, tutto questo non ci basta: siamo nati per “evangelizzare il lavoro”. Non possiamo limitarci a qualche buon servizio per il bene del popolo, perchè dobbiamo offrire un’idea di percorso, essere luogo di riscoperta di cosa sia l’umano nella vita che viviamo. E` questa dimensione, profondamente relazionale e civile, a rappresentare oggi la grande sfida. L’uomo è le relazioni che vive. Per noi ogni relazione deve essere fondata sul criterio di giustizia. Sono parole e prassi che vanno riscoperte, anche attraverso il lavoro e la ricerca del lavoro. Insomma, il nostro lavoro non è finito: e forse neanche il lavoro.
 
 
In questo numero di Battaglie Sociali:

Filo Rosso
Il valore del lavoro (di Fabrizio Molteni e Pierluigi Labolani)

Bel paese

Renzismo e anti renzismo (di Arsenio Entrada)
Unico stato: unico sogno (di Flavia Bolis)
 
Chiave a stella
Donna, lavoro cercasi (di Vera Lomazzi)
 
Filo soffiato
Il tema di maturità (di Stefania Romano)
 
Cooltura
Gomorra, la serie (di Marco Stizioli)
 
On tè road
Il numero chiuso (di Daniela Del Ciello)
 
Annales
Mons. Franceschetti (di Salvatore Del Vecchio)

e molto altro...

 

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