#EDITORIALE

#EDITORIAL
Pochi pensieri e molte parole
(stavolta anche in francese, per solidarietà verso le vittime)

di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)

#JeSuisCharlie. Anche a Brescia, in piazza Loggia, si è svolta una manifestazione in contemporanea a quella parigina. Un migliaio di persone hanno firmato (rigorosamente con la matita) la testimonianza della propria presenza contro ogni violenza. Figuriamoci una strage. Presenti in piazza anche le comunità musulmane bresciane, con cartelli che dichiaravano che l’Islam è pace. Molto bene. Tutto vero. Solo due riflessioni. La prima è per il disgusto e la rabbia che proviamo ogni volta che vediamo usare il nome di Dio per compiere delle stragi (come accade ora in Nigeria o come accadeva ieri nella ex Jugoslavia con Milosevic). La seconda è che vorremmo chiedere alle comunità musulmane di fare qualche passo in più per aiutarci a costruire la democrazia di tutti. Il treno dei diritti viaggia più speditamente sul binario dei doveri sociali, della partecipazione civica, magari in alcuni momenti importanti per la comunità cittadina: il 25 aprile, il primo e il 28 maggio, il 2 giugno, anche se non è solo una questione di presenze simboliche... Ci sarà anche da approfondire il rapporto tra fedi e libertà, il punto di intersezione tra spiritualità, spiritosaggini e libertà. Ma per ora non ne parliamo.
Famille, in italiano... soltanto famiglia. A proposito della laica Francia: là ci fa da modello il regime di protezione sociale legato alle prestazioni familiari. Là famille è sostenuta e valorizzata. Nella cattolica Italia, invece, ogni famiglia se la sfanga come può. Fa crescere i figli, cerca di dare un’istruzione, un’educazione, un mantenimento cavandosela alla meno peggio. In compenso siamo bravissimi a dibattere sull’identità della famiglia, delle unioni di fatto, delle coppie gay. Ecco la vera ossessione di questi anni, l’identità. La ricerca dell’identità tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. Intanto le relazioni tra gli uomini e le donne vanno avanti (e non sempre in meglio: ma a chi importa? Non ci sono i servizi sociali per queste cose? Non bastano gli psicologi?). Mentre cerchiamo affannosamente di ribadire o rinnovare o stravolgere un’identità, non sarebbe intanto utile dare qualche sostegno morale e materiale a chi si è assunto delle responsabilità verso gli altri? Insomma, un po’ di francese non guasterebbe.
Picketty, Le capital au XXIe siècle. Ecco un altro pezzo di Francia che guida un altro pensiero compiuto, questa volta economico. Si tratta dell’intellettuale più alla moda in questo momento, Thomas Piketty. Questo giovane docente nato a Clichy mette in discussione il pensiero unico occidentale, secondo il quale a un maggiore sviluppo economico si accompagnerebbe una maggiore uguaglianza. Come a dire, quando il livello del mare cresce, cresce per tutti e dunque – traslando – se aumenta la ricchezza complessiva, dovrebbe aumentare anche quella di ciascuno di noi. Ma non è così. Se non bastassero i dati di Piketty, sulle diseguaglianze, ecco quelli di Oxfam. Il libro dimostra che, nei paesi sviluppati, il rapporto tra capitale e reddito è come una curva a forma di U e oggi siamo in un punto recessivo che ci colloca allo stesso livello del periodo della Belle èpoque, quella del can-can... Decisivo, ci spiega Piketty, è lo stock del patrimonio familiare (Piketty non si spende in merito alla definizione di famiglia... almeno lui: peraltro se il matrimonio ha identità incerte, il patrimonio no di certo...).
Infine una battuta sul nuovo Presidente della Repubblica. La sua elezione ha scatenato un senso di patriottica appartenenza che ci piace e rasserena. Se l’Italia è quella dei galantuomini come Sergio Mattarella; se l’Italia è quella che sa reagire con la politica all’attacco (perfino familiare!) compiuto verso la legalità; se l’Italia è quella delle parole misurate e sobrie di chi fa politica senza mettere al primo posto la ricerca del consenso elettorale, allora W la Patria e W il Presidente! Si tratta anche di un presidente “politico”, non della solita personalità della società civile “prestata” alla politica (dopo il fallimento di Monti, avremo smesso di usare la società civile a scopi politici?). Un passo avanti verso la riabilitazione della politica. Ovviamente nella speranza che la politica riabiliti veramente.

 

Quando si dice: un numero complesso
di Stefania Romano

Complessità è una di quelle categorie che ci aiutano a comprendere il mondo, ma non è a sua volta facilmente decifrabile; inoltre, troppo spesso si è tentati da fascino della semplificazione indiscriminata.
Ci aiuta, allora, vedere la complessità coniugata negli argomenti trattati dalla rivista che state sfogliando: parlando di famiglia, è semplice considerarla unione, intimità, reciproco amore e protezione dei componenti; è complesso valutare separazioni, unioni di fatto, diversità di riti religiosi o giuridici.
Oppure, si potrebbe vederla attraverso la lente dell’attualità: è fin troppo semplice arrendersi a quello che viene venduto per scontro di popoli e civiltà; complesso invece è sentire il figlio del terrorista dire “io non sono mio padre”, e sua madre “sono stanca di odiare”.
Allora la complessità sembra sottendere, e suggerire, un pluralismo di pari.
O ancora, semplice rassegnarsi alla corruzione o al prevalere degli interessi individuali in politica; ma a essa fa da contraltare una piccola politica virtuosa, per esempio negli sforzi del nostro Patronato per sostenere e coadiuvare i cittadini alla fiscalità. Allora uno sguardo complesso lascia filtrare la speranza.
E ancora, il nuovo Presidente della Repubblica, carica quanto mai complessa oggi; una giovane giornalista bresciana che cerca di esercitare la professione all’insegna di un’etica, la bellezza interpretata da una ballerina impossibile, l’arte per ricordarci a cosa possiamo aspirare.
Per tutte queste ragioni si dovrebbe sempre diffidare di chi spaccia soluzioni semplici per problemi complessi: come minimo, da quelle soluzioni qualcuno è destinato a essere tagliato fuori.

 

In questo numero di Battaglie Sociali:

Filo Rosso
Famiglia, AE (di Angelo Onger, Fabio Scozzesi, Pieranna Buizza)
 
Bel paese
Mattarella presidente (di Pierangelo Milesi)
Nel silenzio del mondo (di Flavio Bolis)

Chiave a stella

Lavorare con le parole (di Pierluigi Labolani)

Filo soffiato

Je suis libertè (di Stefania Romano)

Cooltura
Nutrire il pianeta (di Filippo Geri)

On tè road
Io, figlio di un terrorista (di Marco Stizioli)

Annales
Giacinto Tredici (di Salvatore Del Vecchio)

e molto altro...

 

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