Di chi possiamo essere prossimo?

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#EDITORIALE

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Accoglienza, dovere morale e opportunità
di Pierangelo Milesi (presidente provinciale Acli)

I fenomeni migratori di questi anni sono, in gran parte dei casi, spostamenti forzati, causati da conflitti, disastri naturali, persecuzioni, cambiamenti climatici, violenze, povertà estrema e condizioni di vita indegne. Questo complesso scenario aumenta le sfide poste alla comunità politica, alla società civile e alla Chiesa e chiede una risposta comune.

Di fronte ad alcune reazioni politiche demagogiche e violente, non rispettose della dignità umana, le Acli provano vergogna e indignazione. Per questo affondare sempre più in una barbarie che nega, stravolge, calpesta quella virtù umanissima che proprio nel Mediterraneo si era affermata nell’antichità e nella storia cristiana: l’amore per lo straniero. Decine di migliaia di persone hanno trovato la morte in questi anni nel “nostro mare”, mentre inseguivano il sogno umano di vivere senza violenza e senza fame. Abbiamo il dovere di chiedere perdono per l’indifferenza di fronte a queste tragedie. Siamo soprattutto noi occidentali i responsabili. Esse costituiscono un’imputazione incancellabile per le nostre coscienze. In particolare per noi cristiani, chiamati dalla storia a vivere la fede in Gesù Cristo nella pratica dell’ospitalità.

La complessità delle situazioni generate dall’immigrazione provoca una serie di interrogativi: “Perchè vengono da noi? Non possono restarsene nei loro paesi? Perchè così numerosi? Che ne sarà della nostra cultura, del nostro modo di vivere e di convivere?”. Sono molte sono le ragioni che spingono migliaia di individui a lasciare il proprio paese: la miseria che cresce di anno in anno, soprattutto in Africa, l’insicurezza e la violenza politica che inducono minoranze osteggiate a cercare asilo altrove, guerre e lotte etniche che creano profughi e rifugiati... A questo si aggiunge il sogno di molti che vogliono uscire da condizioni economiche difficili e partecipare alla vita del “mondo dei ricchi”, identificato con l’occidente ricco e consumista.

Ma oltre che interrogativi dalle risposte complesse, la presenza degli stranieri desta in noi anche timori e paure, perchè l’altro è veramente e radicalmente altro da me, perchè era lontano e ora è vicino, perchè era sconosciuto e ora me lo trovo accanto. Non basta invocare elementi ideologici, principi religiosi o etici per esorcizzare la paura: essa va affrontata come presa di consapevolezza della distanza, della diversità, della non conoscenza e, quindi, della non affidabilità.

Di fronte a questa indole del rifiuto, radicata in ultima analisi nell’egoismo e amplificata da demagogie populistiche, urge un cambio di atteggiamento. Occorre un’accoglienza responsabile e dignitosa, favorita da programmi di accoglienza diffusa. Occorre proteggere questi fratelli e sorelle con scelte politiche lungimiranti e adottando strumenti giuridici pertinenti: la difesa dei loro diritti inalienabili, la garanzia delle libertà fondamentali e il rispetto della loro dignità è un imperativo morale. Occorre promuovere il loro sviluppo umano integrale cominciando dalle comunità di origine. Occorre infine l’integrazione, che si fonda essenzialmente sul mutuo riconoscimento della ricchezza culturale dell’altro. Anche per questa ragione le Acli continuano a chiedere l’approvazione al Senato della legge sulla riforma della cittadinanza, che il Paese sta attendendo da troppo tempo. L’accoglienza in questo frangente storico rappresenta un dovere di giustizia, di civiltà e di solidarietà. Ma anche un’opportunità di futuro che non possiamo lasciarci sfuggire.

 
Chi è il prossimo?
di Daniela Del Ciello

Volevamo dedicare questo numero all'accoglienza, ma forse ne è uscito qualcosa di più. Riflettere sull'accoglienza infatti significa chiedersi, tra le altre cose, chi sia l'altro e l'altro è ovunque, in ogni ambito della vita. L'accoglienza del migrante è un aspetto particolarmente complesso della più ampia accoglienza dell'altro, per motivi di diversa natura: perchè l'altro è davvero straniero; perchè l'altro è in un grave stato di bisogno; perchè muoiono; perchè è un fenomeno numericamente consistente; perchè richiede un'importante organizzazione logistica; per le sue implicazioni burocratiche; per le implicazioni demografiche; perchè è un fenomeno cavalcato dal populismo e quindi spesso ammantato di bugie.

Nelle pagine che seguono abbiamo provato a toccare molti di questi aspetti e con diversi strumenti: abbiamo intervistato, usato numeri, cercato definizioni. Non pretendiamo di avere risposte, ma speriamo di aver fatto un po' di chiarezza. Se vi avessimo tolto anche solo un dubbio, uno ciascuno, avremmo già raggiunto un grande risultato.

Noi siamo ottimisti. Dobbiamo, se vogliamo fare le Acli. Impossibile agire e cercare di “organizzare la speranza” se ci facessimo sopraffare dal senso di impotenza. Per quello è importante cogliere ogni segnale positivo, ogni manifestazione di un’umanità che ha voglia di rimanere tale. A Brescia abbiamo aderito alla Marcia per la vita e per l’accoglienza, organizzata in gennaio, di cui parleremo anche in queste pagine. A Barcellona in migliaia sono scesi in piazza per chiedere al governo di Madrid di rispettare gli impegni presi in termini di accoglienza dei rifugiati.

Non vogliamo dedicare più di due righe quindi a Matteo Salvini (Lega Nord) che auspica una “pulizia di massa” strada per strada per liberare l’Italia dagli immigrati.
Le parole hanno un peso e queste sono cariche di un’inutile prepotenza verso i deboli con cui raccogliere qualche voto in più, tra chi soffre di più.

Il nostro prossimo è anche lì, tra chi si sente minacciato dall’arrivo dei migranti e vive l’accoglienza come un’ingiustizia che toglie qualcosa a chi è già qui. Accogliere le loro istanze senza cavalcare le loro paure è urgente tanto quanto accogliere chi arriva portato dal Mediterraneo. Aiutare i penultimi a non entrare guerra con gli ultimi dovrà essere il nostro impegno prima che un qualsiasi Salvini accenda definitivamente la miccia.

 


In questo numero di Battaglie Sociali
:

Filo Rosso
Di chi possiamo essere prossimo (a cura della redazione)
Giü de Nòter (di Vera Lomazzi)

I segni dei tempi
Il lavoro sospeso tra passato e futuro (di Fabrizio Molteni)
Il destino delle province (di Maurilio Lovatti)

Fatti non foste
Ecumenismo: un lungo cammino (di Salvatore Del Vecchio)

Inside Out
di Valentina Ziliani e Licia Lombardo

Librarti
di Daniela Del Ciello e Angelo Onger

Annales
di Salvatore Del Vecchio

Porte girevoli tra Italia e Albania
di Fabio Scozzesi

Un corso per leggere i bisogni degli anziani
di Luciano Pendoli

Papa Francesco ce la farà?
di don Mario Benedini

e molto altro...

 

 

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