Avanti. Le Acli per un nuovo umanesimo

Avanti. Le Acli per un nuovo umanesimo



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#EDITORIALE

#EDITORIAL

Andiamo avanti. Le Acli per un nuovo umanesimo

di Pierangelo Milesi (presidente provinciale Acli)

 

 

Per le Acli bresciane si apre una stagione congressuale che avrà il suo culmine nel Congresso provinciale a marzo del 2020. La vivremo come un tempo prezioso, che ci impegna a ritornare alle origini della nostra identità per guardare avanti. La sfida sempre nuova è rideclinare i nostri valori originari nella realtà del tempo presente, per decifrarne la complessità e tentare di immaginare alcune proposte politico-sociali di cambiamento. Per continuare a stare dentro la realtà.

E, standoci dentro, il dato che più degli altri risulta evidente, tanto da caratterizzare i nostri tempi, riguarda senz’altro la crescita delle disuguaglianze: è questa la prima, grande frattura, che fa da sfondo a tutte le altre. Le disuguaglianze di reddito e di ricchezza si diffondono, la distanza tra ricchi e poveri aumenta e la crescita degli ultimi decenni ha avvantaggiato solo chi stava già in cima. La mobilità sociale, specie nel nostro Paese, appare bloccata e l’ereditarietà è tornata ad avere un peso preponderante sulle opportunità disponibili e sulle traiettorie di vita delle persone. La risposta sociale a questo genere di limitazioni è spesso la mobilità geografica: negli ultimi venti anni sono ripresi consistenti spostamenti di individui all’interno dell’Italia e verso l’estero, mentre, a livello mondiale, la crescita delle disuguaglianze e il declino delle possibilità di vita alimenta costantemente la spinta migratoria. Le disuguaglianze che si riscontrano nel mondo sono un riflesso della disumanizzazione dei rapporti umani che caratterizza la nostra epoca. Tanti episodi di una lunga deriva mostrano come praticare l’ascolto, il riconoscimento e il rispetto dell’altro, accoglierlo nella sua diversità, cercare con lui e non contro di lui vie di giustizia e di pace, non considerarlo alla stregua di una merce, nè piegarlo al proprio esclusivo vantaggio non sia più desiderabile, anzi. E così si è smarrita la storia comune e una comune prospettiva di senso. Allo stadio, in tv, nelle piazze, sui social e persino nelle aule del Parlamento si certifica lo stesso imbarbarimento dei rapporti e l’arretramento di civiltà.
In tale temperie lo sviluppo tecnologico sembra essere funzionale a ridurre l’empatia umana in modo da rafforzare l’assetto attuale, basato su stili di vita improntati al materialismo consumistico e all’individualismo. Anche la politica, intanto, diventa cinica e disumana, vedendo comparire formazioni autoritarie e forme di neofascismo che per il loro portato antidemocratico vedono le Acli impegnate in prima linea a contrastarle: non vanno sdoganate, nè derubricate; non sono opzioni praticabili, oggi come in passato. Riconoscere la pari dignità umana esige di contrastare le crescenti disuguaglianze. E' una questione di umanità e giustizia sociale, ma non solo: queste portano con sè effetti che riguardano anche l’economia in generale, perché le economie “ingiuste” crescono poco. L’eccesso di forbice sociale danneggia la società nel suo complesso, provocando danni sociali ed economici, mettendo a rischio da ultimo (ma non per ultimo) la democrazia.

 

Le Acli, che hanno nella propria missione la promozione integrale della persona, non possono e non vogliono rassegnarsi a questa realtà. Lo abbiamo ribadito più volte su Battaglie Sociali, analizzando la situazione e avanzando proposte; lo dichiariamo attraverso l’azione sociale che pratichiamo ogni giorno nei nostri Circoli e attraverso i nostri servizi alle famiglie e ai cittadini. La sostanza del nostro rifiuto ad accettare lo stato delle cose risiede nell’ascolto del Magistero del Papa, nel quale completamente ci riconosciamo: siamo parte viva della Chiesa di Francesco e vogliamo con lui camminare sulla strada della vera fraternità. L’unica che ci apre a un futuro di speranza e che ci consente di guardare avanti e lavorare per un nuovo umanesimo

 

 


Tre ingredienti per un Congresso
di Daniela Del Ciello

 

Il senso delle pietre miliari lungo il cammino è quello di scandire le distanze, capire quanta strada si è percorsa, valutare quanto manca alla meta, approfittare per fermarsi e decidere quale percorso prendere, eventualmente cambiare il tragitto, se serve. Anche la stagione congressuale che si sta aprendo in questi giorni per la nostra associazione ha un po’ lo stesso significato. Ogni quattro anni ci aspetta la fatica del confronto, dell’analisi, direzioni da prendere, strade da intraprendere. Con le parole di Saint’Exupery diremmo che un congresso è un rito, cioè  “quello che fa un giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore”.
Eppure si tratta di “liturgie democratiche” che possono stupire oggi. Per questo è ancora più importante impegnarsi a non lasciarle “vuote”. Non basta indossare la cravatta per qualche giorno, radunarsi in una stanza. Io credo che in particolare ci siano tre ingredienti che non possono mancare se non vogliamo lasciare insipido questo appuntamento (il congresso provinciale in particolare ci attende per marzo 2020).
Valori. Ridirsi i propri valori ogni 4 anni può sembrare superfluo, ma non lo è perché la storia galoppa veloce e se non facciamo lo sforzo di leggere sempre con occhi nuovi la nostra storia e le nostre fedeltà finiremo per essere un’associazione con un glorioso passato e poco futuro. Non ce lo possiamo permettere.
Proposte. Se guardarsi allo specchio per non smarrire la propria identità è importante, tanto più dopo 75 anni di storia, ancor più lo è tradurre i propri valori in proposte concrete per la nostra società. Sempre di più i cittadini chiedono questo alla politica. Lo chiedono a noi? Forse non sanno nemmeno di poterlo fare, perché raramente ci conoscono a fondo. Ma noi sappiamo di doverlo fare, anche e soprattutto per aiutare la politica a ritrovare la sua credibilità.
Persone. I congressi servono anche (qualcuno dirà: soprattutto) a rinnovare le cariche associative. Lo possiamo dire senza vergogna. Le nostre “poltrone” non sono pietra di inciampo. Sono tempo, fatica, relazioni, soddisfazioni. Ma un piccolo neo ce l’abbiamo ed è la difficoltà – non solo nostra per dire la verità – del ricambio generazionale.
In questi mesi abbiamo giocato d’anticipo, organizzando un corso per futuri dirigenti aclisti che ha raccolto l’adesione di un folto gruppo di giovani adulti interessati a incrementare il proprio impegno nell’associazione. O a scoprirlo per la prima volta. Con orgoglio posso dire che in alcuni casi è stata proprio la redazione di questo giornale il primo approdo alla Acli.
Per i primi due punti invece (Valori e Proposte) rimando alle pagine successive: non abbiamo mancato di dare il nostro contributo, che speriamo possa essere fertilizzante per il confronto congressuale. Avanti. 
 
 

In questo numero di Battaglie Sociali:

 

Filo Rosso
Verso il Congresso (a cura della Redazione)
Da dove veniamo (di Maurilio Lovatti)

 

I segni dei tempi
Stanno bene all'estero (di Pierluigi Labolani)

 

Fatti non foste...
Retrotopia (di Francesca Bertoglio)
Il Cardinale e la bestia (di Angelo Onger)

 

Librarti
di Salvatore Del Vecchio e Maurilio Lovatti

 

Annales
di Salvatore Del Vecchio

 

Welfare
di Fabio Scozzesi

 

Sportello Lavoro
di Fabrizia Reali

 

I numeri dell'attività 2018/2019
di Giuseppe Foresti

 

L'ombra
di mons. Alfredo Scaratti

 

e molto altro...

 

 

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