Ascensore sociale guasto?

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#EDITORIALE

 

EDITORIALE
SCUOLA: ASCENSORE SOCIALE GUASTO?

di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)

Negli anni 70 si pensava alla scuola come ad un ascensore sociale. Dato che i posti dipotere sono occupati da persone con titoli di studio elevati, per garantire a tutti la possibilità di salire ai piani più alti occorre più istruzione. Una scuola aperta a tutti (e al merito) rende una società pienamente democratica. Ma la storia ha smentito questa semplice e lineare idea. La mobilità sociale in Italia è rimasta più o meno la stessa, solo che adesso lo dicono i laureati. Lo conferma una ricerca di Italia Futura (e abbiamo detto tutto...): la possibilità, per i figli, di raggiungere e migliorare le posizioni sociali e occupazionali dei genitori è ridotta. Soprattutto è percepita dai giovani come ridotta.
Queste considerazioni non sminuiscono il ruolo dell’istruzione, anzi. Ma con qualche differenza rispetto agli esiti che produce la scuola italiana. Si deve passare da un modello di certificazione legale dell’apprendimento attraverso un certo numero di conoscenze (tutt’al più facendo attenzione ai casi sociali), per passare alla certificazione di capacità e competenze. Di più: un modello che abiliti i giovani a scoprire le proprie potenzialità, a sviluppare gli interessi, ad appassionarsi ad ambiti professionali, a compiti e scopi sociali, a scoprire la propria dimensione culturale, operativa e spirituale (intesa come capacità riflessiva, di ricerca di senso).
Più “pensatori” sostengono infatti che la scuola dovrebbe essere attenta a 3H: hand (l’operatività, le competenze), head (il pensiero, la capacità critica) e heart (il coinvolgimento emotivo, il talento). 3H che sono ben distanti dalle 3 I governative (informatica, inglese, impresa) tutte riferite all’operatività.
La situazione chiede di più, chiede qualcosa di diverso: una persona ben formata troverà nel proprio fare quotidiano un senso, un motivo per migliorarsi, per partecipare alla comune costruzione.
La scuola è decisiva. Ecco perché richiede che tutti i soggetti che hanno a  cuore l’educazione siano pienamente partecipi di un modello condiviso e plurale. Ecco perché è necessario che, al di là di certe dichiarazioni di  principio, si lavori – e ogni scuola lavori – per costruire una scuola dove i giovani si sentano accolti, apprezzati, stimolati; dove sperimentino il sacrificio e il piacere di crescere. Una scuola che sia semplicemente e veramente scuola, un luogo di crescita e non altro. Una scuola ben fatta ripaga un Paese in termini economici e morali. L’istruzione costa. Ma l’ignoranza, il disordine sociale e l’alienazione hanno un costo ancora più elevato. Nelle recenti manifestazioni giovanili va colto il disagio di una generazione che sembra percepire il venir meno di questo essenziale bene comune. Questo Paese sembra rassegnarsi di fronte al misterioso desti-
no dei propri figli. La riforma del sistema scolastico richiede una riflessione ampia e soprattutto bipartisan. L’istruzione costa. Ma l’ignoranza, il disordine sociale e l’alienazione hanno un costo ancora più elevato. Questo Paese sembra rassegnarsi di fronte al misterioso destino dei propri figli.

 

In questo numero di Battaglie Sociali:

Pessimisti attivi - Dante Mantovani
Tutti a scuola (socio-politica) - Pierangelo Milesi
Brescia e il Marchionne pensiero - Sergio Re
64 pagine - Flavia Bolis
Italiani si diventa - Roberto Toninelli
Una mano sola non può... - Marco Merigo
Gulliver: capire la scuola - Autori vari
Sul potenziamento telematico - Rita Tagassini
Santo Vero o American Dreams? - Marco Stizioli
Arriva la cicogna - Valentina Rivetti
Eternamente giovani - Vera Lomazzi
Segni del tempo
Uno stile per fare comunità - don Mario Benedini

 

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