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EDITORIALE
Cinque cose evidenti

 
di Roberto Rossini (presidente provinciale ACLI)
 
1. Guerra frammentata, intelligenza pure. Un’estate passata a leggere storie di guerra. Ucraina, Iraq, Libia, Siria, Gaza. Poi le cartine pubblicate sui giornali colorano di morte anche altri luoghi: Colombia, Somalia, Birmania... Il Papa, con geniale intuizione, definisce tutto ciò una Terza guerra mondiale a pezzi: in un’epoca di frammentazione, perfino la guerra si frammenta. Solo che i frammenti sono anche le migliaia di vittime. Le più fortunate scappano prima. E se gli va bene non passano dal mar Mediterraneo, perché lì li aspettano altre bande che promettono la fuga in Italia attraverso barconi che in troppi casi affondano. Il canale di Sicilia è un cimitero a cielo aperto. Se non bastasse la tragicità di questa situazione, ecco la cinica banalità di quelli che dicono che bisognerebbe sparar loro. In questo caso ha ragione chi ricorda che il vero contrario del bene, più che il male, è la banalità. Se la missione Mare Nostrum finirà, allora saremo complici di uomini senza scrupoli: dire no a Mare nostrum significa dire sì alla morte certa per chissà quante persone.

2. L’Italia salva.
Quindi l’Italia salva migliaia di profughi e, contemporaneamente, l’Italia arma i Curdi, per fronteggiare gli assassini dell’Isis, organizzazione peggio di Al Qaeda. Viviamo una situazione complicata, dove si mescolano scrupoli, minacce, obblighi internazionali, paure, interessi economici, tattiche di guerra, bontà e cinismo... L’Italia è la piccola parte di un intrigo internazionale dove si confondono i piani militari con i programmi strutturali economico-finanziari con le visioni politico-ideologiche con i progetti culturali. Di fronte a questo complicato scenario, paghiamo anche le fatiche di un’Onu che sembra rivivere la tragica esperienza della Società delle Nazioni, incapace di dare un ordine internazionale. Senza ordine, non c’è pace. L’Onu va riformata e va trovato il modo di renderla vero luogo di compensazione degli interessi, altrimenti il ruolo della politica rimarrà parziale, residuale. Dobbiamo ricordare a tutti che senza la politica rimane solo la guerra: la politica salva. Se dovessimo parafrasare per riassumere, allora diremmo che noi crediamo alle armi della politica (e non alla politica delle armi).

3. Fabbricare la recessione. L’Italia non è ancora salva dalla crisi economica e finanziaria. Secondo autorevoli osservatori la linea purista di austerity imposta da Angela Merkel è un suicidio economico. Anzi: è una linea che fabbrica la recessione. Negli Usa, invece, la politica di investimenti della Fed (investimenti alle imprese e non alle banche) ha consentito una co- stante e graduale ripresa della produttività e quindi del lavoro: ora gli Usa dimostrano una crescita positiva, forse anche a spese della sopravvalutazione dell’euro rispetto al dollaro. Dunque gli effetti del rigore di bilancio si sono rivelati opposti a quelli dichiarati in partenza. Forse si è sotterrato Keynes prima ancora di dichiararlo morto...

4. Sintesi, non un parcheggio. A Brescia di battaglie e di riflessioni ne abbiamo lanciate tante: dalla lotta alle ludopatie alla formazione professionale, dalla casa alla sanità, dall’acqua alla cittadinanza dello straniero, dal sostegno all’occupazione al prestito per le imprese, dal welfare partecipato ai progetti di quartiere... Anche altri enti e altri movimenti fanno molto e producono riflessioni e idee. Ma non c’è una regia, un’idea-guida che accomuni gli attori pubblici e privati e che faccia crescere la comunità tutta. C’è l’esigenza di ricreare luoghi di confronto capaci di far crescere gruppi di persone con la consapevolezza della città tutta e non solo di qualche tema. Molte nomine sono frutto di logiche funzionali, tutte interne alle organizzazioni. C’è chi dice siano parcheggi di qualche nome o biografia. Insomma ci sono luoghi dove si forma (quella che una volta si diceva) la “classe dirigente”, ma non sono comunicanti. Ognuno conduce le proprie battaglie senza condividere un’idea di futuro.

5. Il Bigio, il passato. Non è strano che in assenza di buone idee sul futuro, intanto il dibattito pubblico si accenda sul passato. Ecco dunque Bigio: fiumi di parole per una statua che è stata sciaguratamente riposta al centro – più che di piazza Vittoria – della pubblica agorà. La sua scena l’ha già fatta: giornali, blog, lettere e manifestazioni. Al di là di come finirà questa vicenda, il suo spazio il passato se l’è già preso. Quindi restituiamolo a qualche magazzino o in qualche museo, a seconda del suo eventuale vero valore, quello artistico. E non parliamone più.

 

Spoiler - 35 anni dopo
di Stefania Romano

La nostra rivista ospita da oggi una pagina nuova: questa. Un’anteprima in pillole di ciò che si racconta in questo numero. Un aperitivo che stuzzica la voglia di leggere, di riflettere, di accordare o dissentire. Sperando di non rovinare l’effetto sorpresa...
Ha attraversato la storia della Chiesa incarnando per primo la rivoluzione del Concilio Vaticano II. Ha incrociato la storia delle Acli in modo singolare. Ha plasmato la storia della Brescia cattolica. E’ lui, Paolo VI, il Papa tra poco beato. Ne parliamo anche noi, tessendo un Filorosso tra due grandissime Encicliche rilette con la lente aclista.
Prospettive di partecipazione in Comune e in Provincia. I Consigli di quartiere in Città prendono il posto delle Circoscrizioni. La Provincia non cede il posto, ma solo posti. Due forme di partecipazione diversa per rinnovare la politica. Pronostico: Comune batte Provincia uno a zero.
Parliamo al conducente: un viaggio in bus per raccontare come cambia Brescia e il lavoro di chi la vive ogni giorno al volante. Anche la sociologia può essere on the road.
“E il naufragar m'è dolce in questo mare”. Parlare di morte afferrando dolcemente la vita, nel rispetto della dignità della persona. Hospice Domus Salutis: la prima eccellenza bresciana nelle cure continuative e palliative. Forse la morte non dovrebbe essere (ancora) un tabù.
Cara Redazione ti scrivo...una mail, anzi, due. Pubblichiamo due contributi alla riflessione. Non è uno spazio nuovo, ma siamo felici di aprirlo tutte le volte che qualcuno vorrà esternare il suo pensiero per commentare, criticare o complimentarsi.
La crisi ucraina vista da Brescia attraverso gli occhi di una badante che vive qui, con il cuore là.
La responsabilità sociale è uno dei valori vincenti per l’impresa, per le persone, per il territorio e per l’ambiente. Imprenditori illuminati, unitevi! E tutti saremo più felici di lavorare e di vivere.
 

 
In questo numero di Battaglie Sociali:

Filo Rosso
Paolo VI (di Pierangelo Milesi, Angelo Onger, Dante Mantovani, Maurilio Lovatti)

Bel paese

Consigli di quartiere (di Luciano Pendoli)
Via le province (di Arsenio Entrada)
 
Chiave a stella
Non parlare al conducente (a cura della Commissione Lavoro)
 
Filo soffiato
Abbracciare la morte (di GiPi)
 
Cooltura
La chiameremo Olga (di Flavia Bolis)
 
Lettere
Sindacati e inceneritore (di Franco Gheza, Fabio Prandelli, Maurilio Lovatti)
 
Annales
Mons. Morstabilini (di Salvatore Del Vecchio)

e molto altro...

 

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