Ponti sul lavoro

Mercoledì 15 aprile 2020

 

Una riflessione sul crollo del ponte sul fiume Magra

 

Il crollo del ponte sul Magra avvenuto la settimana scorsa, riporta alla luce un argomento che riaffiora carsicamente: la sicurezza delle nostre infrastrutture. Felici perché questa volta la tragedia si è solo sfiorata, anche a causa delle restrizioni alla circolazione, affrontiamo alcune questioni che si possono ricollegare alla situazione post Covid-19.


In Italia, considerando soltanto le autostrade, esistono circa 45.000 ponti e cavalcavia, per lo più costruiti prima degli anni Sessanta, giunti quindi al limite del proprio arco di vita. Il loro risanamento costerebbe una decina di miliardi; la sola manutenzione è calcolata da Anas in più di due miliardi l'anno, ma sono stime perché, in realtà, delle strade italiane sì sa poco o nulla. Quasi nessuna regione e pochissimi comuni, infatti, ne hanno compiuto una mappatura e, se si allargasse lo sguardo anche solo alle strade statali e provinciali, il numero di manufatti da verificare e sui quali intervenire, e la correlativa spesa, crescerebbero a dismisura.

 

Inutile sottolineare l’opportunità di intervenire. Innanzitutto è doveroso mettere in sicurezza tali infrastrutture e prevenire altri drammatici episodi. La messa in sicurezza, però, porterebbe anche degli effetti collaterali da non trascurare: si pensi al lavoro che verrebbe generato ed ai posti di lavoro che verrebbero creati. Con interventi di questo tipo, inoltre, si darebbe anche una spinta alla competitività del Paese: per la disastrata situazione che si registra sulle nostre strade, non sono in difficoltà solo gli autotrasportatori ma anche i loro commitenti, i produttori di alcuni dei settori industriali che tutto il mondo ci invidia. La metalmeccanica avanzata - settore (in crescita) da 3 miliardi di fatturato annuo, metà dei quali arrivano da tutta Europa, Stati Uniti, Paesi arabi - l'impiantistica “oversize” - con macchine da cantiere richieste anche dai Paesi dell'Estremo Oriente – la cogenerazione - un nuovo settore in grande sviluppo. Settori con grandi prospettive, da migliaia di posti di lavoro, ma a una condizione: che riescano a far arrivare i loro mega manufatti ai clienti in tempi ragionevoli e con costi competitivi.

 

A causa delle ristrettezze economiche, sono decenni che si procrastina una situazione non più sostenibile. Verrebbe da dire “se non ora quando”? Potrebbe essere uno dei motori della ripartenza, seguendo le indicazioni di Draghi e gli insegnamenti di Keynes, e dimostrando che siamo eccezionali nelle occasioni stra-ordinarie ma non ci perdiamo in un bicchier d’acqua per quelle ordinarie.

 

 

Fabrizio Molteni, Vicepresidente delle Acli provinciali di Brescia

 

 

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