Festival della Pace di Brescia

Da 10 al 25 novembre 2023

Sesta edizione del Festival della pace, organizzato da Comune e Provincia di Brescia, dal Cantiere Internazionale per il Bene e la Pace dell’Umanità, con l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e di Amnesty International Italia. Anche le Acli provinciali sono tra i numerosi soggetti promotori di un Festival che si svolgerà in diversi luoghi di Brescia dal 10 al 25 novembre. Dal programma completo si può capire la complessità di un appuntamento composto da “una molteplicità di voci e di linguaggi, per sviluppare una riflessione a tutto tondo intorno al tema – si legge nella presentazione - oggi più che mai, in questa fase storica così complessa che ha visto anche nella nostra città un confronto acceso sugli eventi drammatici di cronaca quotidiana, è importante stimolare l’attenzione, invitare alla partecipazione attiva e operare per un coinvolgimento diffuso per la costruzione di una cultura di pace. Che poggia su un elemento ineludibile: i diritti”.

Le Acli provinciali invitano alla partecipazione ampia e diffusa, in particolare ad alcune iniziative: dapprima l’inaugurazione del 10 novembre alle 18 nel Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia, con la lectio magistralis di Laura Boella, che ripercorrerà le radici del pensiero sulla pace di donne filosofe come Simone Weil e Hannah Arendt, e con la testimonianza del vescovo di Gibuti monsignor Giorgio Bertin. A seguire verrà conferito il il “Premio Brescia per la Pace 2023” alla memoria di Victoria Amelina, poetessa, scrittrice, saggista e attivista per i diritti umani, deceduta il 1° luglio a seguito del bombardamento missilistico russo nel ristorante di Kramatorsk.

Il giorno successivo alle 11 sarà aperta la mostra “Finché non saremo libere” allestita nel Museo di Santa Giulia con l’intento di approfondire la tematica della condizione femminile nel mondo, con un particolare focus sull’Iran. Sullo stesso tema e sempre in Santa Giulia ma alle 18 il talk: “Iran, donne e rivolte”, promosso anche dalla Cooperativa Cattolico-democratica di Cultura e Adl a Zavidovici.
Venerdì 17 novembre dalle 9.30 alle 17 alla facoltà di giurisprudenza (Via S. Faustino, Aula 1), la giornata di studi “La pace nel mondo: nodi irrisolti e prospettive future della governance internazionale

Di particolare interesse altri due appuntamenti: sabato il 18 novembre alle 17 in  Vanvitelliano     la tavola rotonda: “Senzatomica. Ripensare la sicurezza per un mondo libero da armi nucleari”, con Daniel Högsta Direttore di ICAN (Campagna Internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, premio Nobel per la pace 2017); Enza Pellecchia Vicepresidente del Comitato Senzatomica e Francesco Vignarca Coordinatore delle campagne della Rete Italiana Pace e Disarmo. 

La tavola rotonda costituirà una sorta di anteprima della mostra “Senzatomica. Trasformare lo spirito umano per un mondo libero da armi nucleari”, che sarà inaugurata venerdì 24 novembre alle 11 alla Sala ex Cavallerizza (via Cairoli 9). Sarà la prima nazionale di  un’esposizione multimediale, gratuita e itinerante che si propone di affrontare il problema delle armi nucleari in una prospettiva che metta al centro le persone comuni e la responsabilità di ognuno di contribuire alla trasformazione del pensiero che giustifica l’esistenza di tali armi (approfondimenti su www.senzatomica.it/mostra-senzatomica).

Questi sono solo alcuni degli appuntamenti di un Festival che le Acli provinciali hanno sempre promosso, partecipando con passione alla costruzione dei programmi e invitando tutte le socie e i soci a non perdere questa occasione che il presidente del consiglio comunale di Brescia e già presidente delle Acli provinciali Roberto Rossini ha definito una “pratica della pace come pensiero politico concreto”.
 
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Dalla presentazione del Festival

Diritti umani e pace costituiscono un binomio indissolubile. Sono due elementi simbiotici, uno funzionale all’altro per la loro piena realizzazione. Tuttavia è stato lungo il percorso per decretare che la pace fosse anche un diritto. Una prima tappa importante fu rappresentata dalla Dichiarazione di Istanbul del 1969, durante la XXI Conferenza internazionale della Croce Rossa, quando si proclamò che “l’Uomo ha il diritto di godere di una pace duratura”, un diritto che sarà riconosciuto come parte costituente e integrante dei diritti umani nel 1976 (risoluzione 5/XXXII della Commissione per i diritti umani), e celebrata ogni 21 settembre nella “giornata internazionale della pace”, il cui scopo, tra gli altri è di promuovere un ideale di pace fondato sul rispetto dei diritti umani.

Diritti umani e pace sono quest’anno i temi portanti del Festival della Pace, promosso dal Comune di Brescia (al quale aderiscono molte realtà, tra le quali le Acli provinciali di Brescia) e giunto alla sua sesta edizione, a riconferma del fermo impegno che l’Amministrazione cittadina ha dimostrato nel mantenere viva l’attenzione su contenuti d’alta valenza etica, ma che tuttavia necessitano anche di una iniezione di realismo e quindi di una lettura geopolitica delle dinamiche internazionali per essere compresi nel profondo e resi effettivi. Ciò al fine anche di passare da una geopolitica delle guerre ad una geopolitica della pace e, pertanto, il dibattito deve servire per contrastare l’affievolimento o l’abitudine all’idea, solo presunta, che una volta conquistata o acquisita, la pace sia qualcosa di duraturo, di eterno. Tutt’altro. È un bene che va costantemente coltivato, innestato all’interno del rispetto dei diritti fondamentali, rendendo così la pace stessa un diritto.

La pace deve quindi essere letta nella sua accezione di diritto e come elemento non solo di conquista, ma di punto d’inizio, fondamentale e necessario, per costruire una società più giusta ed equa. Al suo raggiungimento, così come il suo necessario mantenimento, concorrono una serie di fattori, che saranno il soggetto dei molti incontri che andranno a comporre l’edizione 2023 della nostra rassegna: dalla mostra organizzata dalla Fondazione Brescia Musei delle artiste iraniane Shirin Neshat, Soudeh Davoud e Tala Madani dal titolo: Finché non saremo libere, quale occasione per discutere sulle forme di protesta creativa per l’affermazione dei diritti nella Repubblica Islamica, nella quale viga, finalmente, il rispetto totale ed assoluto della persona, sino a giungere al tema del paradosso nucleare: arma in grado di eliminare le forme viventi del nostro pianeta, ma secondo i dettami dell’equilibrio del terrore, anche elemento di stabilità politica durante la Guerra Fredda.

Il tema della pace quest’anno sarà letto non solo, o non esclusivamente alla luce dell’etica, ma anche della politica, attraverso le dinamiche geopolitiche e geostrategiche che, loro malgrado, insieme agli squilibri economici governano il mondo. Senza una lettura critica di tali dinamiche, senza una loro comprensione è difficile mettere a fuoco, in maniera pragmatica e quindi proattiva quali siano i passi da intraprendere per poter legare indissolubilmente il rispetto dei diritti alla pace, poiché solo con l’effettività dei primi si può ambire a vivere in una condizione di pace. Infine una nota sul focus che porremo in tema di diritti (negati) delle donne, che ci permetterà di far luce su una dinamica di particolare interesse: la guerra ha un impatto violento sulle donne e le donne hanno un ruolo positivo nella risoluzione dei conflitti. Una Risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 2000 evidenzia questo binomio con forza. La guerra è anzitutto il culto di una violenza da contrastare ad ogni livello con le culture di pace.

 

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