Lasciatemelo dire: è abbastanza difficile imbastire dei contenuti in un periodo come questo.
Dopo mesi che abbiamo letto e detto di tutto - perchè pensare e scrivere (non sempre in quest’ordine) erano tra le poche cose che potevamo fare - produrre qualcosa di veramente nuovo e buono non era semplice.
Ci abbiamo provato. Come dicevo, per mesi chiunque non fosse troppo provato in salute o dalla salute altrui, si è interrogato sul “dopo”. Da un giorno all’altro le nostre vite sono cambiate e ci siamo chiesti se fosse per sempre. E se sì, in meglio? In peggio? Una crisi del genere è un’opportunità, come spesso ci diciamo, o solo una sventura?
Mentre il mondo cercava di rispondere a queste domande più grandi, io nel mio piccolo non mi davo pace su un punto: ma dopo quando? Dopo cosa?
Quando inizia il dopo? Come dimostra la curva del contagio, ci sono tendenze, miglioramenti, oscillazioni... Certo l’OMS ha stabilito dei parametri che ci dicano quando una pandemia è finita (28 giorni senza contagi) e anche le “fasi”, quelle che stiamo ostinatamente numerando come per dimostrare al virus che siamo ancora noi uomini a comandare, le stiamo decidendo, arbitrariamente, noi. Paese per paese, e pure con distinguo tra regioni e addirittura comuni.