Scintille di speranza

Lunedì 25 settembre 2017

#EDITORIAL

Lavoro. Democrazia. Chiesa. Abbiamo speranza
di Pierangelo Milesi (presidente provinciale Acli)

Di Lavoro si occupano le Acli. Il 50° Incontro nazionale di studi che si è svolto a settembre a Napoli è stata l’ennesima proficua occasione per riflettere, discutere e avanzare proposte sul valore del lavoro in relazione all’impatto che i nuovi sistemi di produzione hanno sui lavoratori e sulla loro vita. Il mondo produttivo cambia passo e gli ultimi dati Istat ci confermano segnali di ripresa. Nel lavoro assistiamo a un’accelerazione dovuta alla combinazione tra l’innovazione tecnico-informatica e l’innovazione della comunicazione digitale. Agli ostacoli tradizionali che i giovani incontravano al loro ingresso nel mondo del lavoro se ne ag- giungono di nuovi dovuti a una trasformazione dei processi lavorativi. In particolare ci sta a cuore il rapporto giovani e lavoro, anche in vista del Sinodo sui giovani al quale le Acli possono portare un contributo originale. I giovani hanno capacità di risposta di fronte alla crisi. È essenziale che l’istruzione e la formazione forniscano loro competenze adeguate.

Di democrazia si occupano le Acli. Abbiamo di fronte una stagione decisiva. Non solo per le elezioni ai vari livelli, che ci vedranno come sempre propositivi e attenti ai contenuti e alle biografie, ma per le condizioni generali. Viviamo in un mondo contrassegnato dalle diseguaglianze con molta ricchezza concentrata nelle mani di pochi. Ci stiamo indebitando con il futuro, sul lavoro e sulle risorse naturali dei nostri nipoti. Alla radice dell'iniquità - che è insieme sociale, civile ed ambientale - c'è la crisi della democrazia, sempre più ristretta alla sola, pur importante, dinamica elettorale. In generale riscontriamo difficoltà: nella capacità di concretizzare diritti, distribuire benessere, lavoro e potere; nella propria vocazione educativa ed etica, di dibattito e dialogo sul senso dell'essere tutti insieme comunità di destino; sul futuro che vogliamo e sulle regole comuni; nella propria dimensione partecipativa, del chiamare tutti, nelle proprie differenze, a essere e sentirsi e appartenersi fattivamente, laboriosamente gli uni agli altri come popolo.
La medicina alla patologia della democrazia si chiama partecipazione, redistribuzione, inclusione.
Riforma del Terzo Settore e Reddito d’inclusione sono due leggi buone. Ci impegnano in prima linea nell’applicazione per stare vicino ai poveri e ci aiutano ad avere speranza.
Le Acli chiedono con forza anche l’approvazione in questa legislatu- ra della legge che riforma la cittadinanza. È una conquista di civiltà. Il diritto di cittadinanza è nato come diritto di riconoscersi parte di una comunità. Non discutiamo solo di questioni burocratiche o politiche ma parliamo del futuro del nostro paese e del nostro vivere civile. Della democrazia appunto.

Di Chiesa si occupano le Acli. La gioia del Vangelo ci spinge a riaffermare con forza e determinazione la cultura dell'accoglienza e dell'incontro, che si contrappone a quella dell'indifferenza e dello scarto. Salvare una vita umana è sempre una priorità. Senza dimenticare che quello che stiamo vivendo è un evento storico di portata enorme che implica collaborazioni tra i Paesi coinvolti, il rispetto dei necessari accordi tra gli Stati e negli Stati, ispirati ad un'etica della responsabilità, richiamiamo l’attenzione, allo stesso momento, circa le modalità di rinvio dei richiedenti asilo in Libia. Significa rispedirli verso la morte o, se sono fortunati, nelle mani dei trafficanti di uomini. Sono nostri fratelli. Sono Dio.


Voglio dedicare questo numero di Battaglie Sociali al compianto Giovanni Bianchi. Uno dei Padri delle Acli, un riferimento e una guida. Il suo pensiero e la sua vita dedicata alla Politica costituiscono lo stimolo efficace per continuare a sperare e a costruire possibilità di futuro.

Avremo modo di conoscerlo, ma fin d’ora voglio dare il ben venuto con la preghiera delle Acli al Vescovo Pierantonio Tremolada. Lo ascolteremo e lo aiuteremo ad ascoltare la realtà. Certamente saremo al suo fianco nelle “battaglie sociali”.

Un vivo ringraziamento al Vescovo Luciano Monari che ha servito con generosità la Chiesa bresciana e ci ha cresciuti nell’incontro con la Parola e nell’amore per il prossimo.

 


Scintille di speranza
di Daniela Del Ciello

Quello che abbiamo imparato nell’imbastire questo numero di Battaglie Sociali è che la speranza – quella umana – richiede sforzo.
La speranza non è un balsamo curativo contro le disgrazie umane, una coperta in cui accoccolarsi quando fuori fa freddo. Non è nemmeno solo la capacità di vedere la luce in fondo al tunnel, ma più che altro è ciò che permette di capire da dove arriva la luce per poter dirigersi in quella direzione e uscire dal buio. La speranza, se non sostenuta dalla ragione, è poco più che un sogno ad occhi aperti. Abbiamo fatto fatica, quindi, a uscire dalle sabbie mobili dell’”allarmismo permanente”, difenderci dall’istinto del sospetto o dalla lusinga “della pancia”, che ci rende sempre insoddisfatti e bisognosi. Intendiamoci: i problemi sono reali, così come alcuni pericoli. Ma oggi, complice un certo sistema dell’informazione e una certa politica, ogni problema è un’emergenza, ogni pericolo una minaccia. Vivere in questa costante ansia sociale, non del tutto organica, anzi decisamene drogata, ci induce a desiderare soluzioni facili o uomini forti in grado di salvarci, con le evidenti delusioni che ne seguono e che non possono far altro che alimentare ulteriormente la nostra ansia. E così via. Sembrerebbe difficile uscire dall’impasse.

Impossibile, se non ci si mette del proprio.

La speranza d’altronde è un’azione, non una condizione.

Spesso la nostra battaglia sociale si traduce in indignazione e condanna. E continuerà ad essere così, tutte le volte che ce ne sarà bisogno. Ma questa volta abbiamo dato più spazio a un’altra “battaglia” urgente: smascherare il gioco di chi ci vuole arrabbiati e impauriti (potremmo chiamarli populisti, ma oggi è pericoloso: alzi la mano chi non lo è mai stato, neanche una volta...), mostrare che qualcosa che funziona c’è, che di qualcuno (enti, associazioni, istituzioni, persone, anche imprese) ci si può fidare, ogni tanto. L’intento non è consolatorio (anche se una pausa dalla sfiducia non può che farci bene; oggi non ci fidiamo più di nulla, nemmeno della scienza...). Non c’è da trastullarsi in un falsissimo “va tutto bene”.
Però occorre accendere la luce e illuminare la strada dove poter poi camminare, invece che lamentarsi semplicemente del buio. “Alla base del faro non c'è luce” dice un proverbio cinese citato dal filosofo Ernst Bloch per descrivere la propria coscienza del presente, che è opaca, incompleta. Ma la luce c’è, è sopra di noi. Se solleviamo la testa e seguiamo il fascio luminoso, forse possiamo fare qualche miglio, anche nel mare in tempesta.

 

 

In questo numero di Battaglie Sociali:

Filo Rosso
Semi di speranza (a cura della redazione)
Una lente sulle ONG (di Stefania Romano)
Politiche sociali: a che punto siamo in Europa? (di Luigi Morgano)

I segni dei tempi
Aiutiamoli a casa loro (di Flavia Bolis)
Ancora è molto possibile (di Silvia Capretti)

Fatti non foste
Camera di controllo (di Stefano Dioni)
Dante Mantovani (di Vanessa Facchi)

Inside Out
di Giacomo Morandini

Librarti
di don Mario Benedini e Francesco Berardi

Annales
di Salvatore Del Vecchio

Chiesa di popolo
di don Mario Benedini

e molto altro...

 

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