Messaggio del Sinodo alle donne e agli uomini bresciani

Lunedì 10 dicembre 2012

Messaggio dal Sinodo diocesano alle donne e agli uomini bresciani

 
Riuniti attorno al nostro Vescovo Luciano, noi partecipanti al XXIX Sinodo diocesano sulle Unità pastorali, coscienti e lieti di rappresentare i laici, i sacerdoti e i consacrati della Chiesa bresciana, nel desiderio di camminare insieme, dedichiamo un pensiero alla città e a tutti i Comuni della diocesi. È un pensiero carico di affetto, simpatia e fraterna amicizia verso tutte le donne e gli uomini che vivono e operano in questa terra bresciana.
 
Il nostro impegno sinodale ha riguardato il futuro della missione della nostra Chiesa bresciana, prospettando una rinnovata azione pastorale basata sulla comunione, collaborazione e corresponsabilità fra le varie comunità parrocchiali. Vogliamo condividere il nostro sguardo al futuro con tutti, anche con coloro che si sentono lontani dalla vita ecclesiale, ma che hanno a cuore il bene comune, il sereno domani delle generazioni più giovani, orizzonti di pace, giustizia, progresso e lavoro per tutti.
 
Cogliamo questa occasione per esprimere pubblica gratitudine per gli esempi di civiltà, umanità, dedizione professionale e onestà che troviamo al di fuori delle esperienze ecclesiali. Come cattolici, praticanti e impegnati nelle parrocchie e nelle aggregazioni o istituzioni ecclesiali, ci sentiamo vicini e partecipi alla vita e alle quotidiane vicende di tutti i nostri concittadini, particolarmente in questo tempo di grave crisi economica, sociale e culturale.
 
Raccogliendo volentieri una preziosa eredità che ci viene da un passato lontano e recente, possiamo dire che essere cattolici non ci impedisce di essere cittadini italiani che vogliono il bene e la libertà di tutti (Giuseppe Tovini). Ribadiamo volentieri, pur consapevoli dei nostri limiti, che la nostra appartenenza ecclesiale non rallenta ma rafforza la coscienza della nostra responsabilità civile. Fedeli alla Dottrina sociale della Chiesa, vogliamo essere cittadini onesti e liberi, leali e rispettosi della legalità, dediti con passione al bene comune della nostra città e dei nostri paesi.
 
É in nome di questo indissolubile legame che ci sentiamo, nell'attuale e difficile stagione, singolarmente vicini a tutte le famiglie, ai lavoratori e ai giovani che soffrono a causa della crisi economica. E, con indistinta solidarietà, guardiamo alle famiglie di stranieri che, venuti da lontano con le loro diversità di cultura e di fede, sono ormai nostri concittadini che partecipano allo sviluppo del nostro territorio.
 
Per queste ragioni dobbiamo sentirci tutti più uniti e in un rapporto di dialogo costante e costruttivo, arricchendoci gli uni gli altri dei nostri specifici contributi, nel percorrere in particolare tre sentieri che possono portarci a migliori previsioni e situazioni.
 
Prima di tutto il sentiero, tanto raccomandato anche dal Magistero della Chiesa, del rinnovamento sociale che presuppone necessariamente una visione vera e alta della politica: un servizio alla comunità, svolto con onestà, saggezza, disinteresse, competenza, scelte illuminate e condivise.
 
In secondo luogo la salvaguardia e la promozione del valore della famiglia, cellula fondamentale della società e piccola Chiesa domestica. Credenti e non credenti abbiamo la necessità e il dovere di promuovere il ruolo della comunità familiare che è il fondamento delle relazioni sociali.
 
Infine non possiamo tacere il valore dell'educazione in un momento di emergenza che preoccupa per il futuro dei nostri giovani. Nella terra bresciana che ha donato all'Italia e all'Europa, un patrimonio di idee e strumenti per l'educazione delle giovani generazioni, questa dimensione rimane una priorità per tutti. Facciamo nostra la convinzione di Giuseppe Tovini, pubblico amministratore, sposo e genitore: i figli senza la fede non saranno mai ricchi, colla fede non saranno mai poveri.
 
Il nostro saluto vi giunga rammentando le parole di Giovanni Paolo II ai bresciani, ribadite anche da Benedetto XVI: E tu Brescia, fidelis fidei et iustitiae, riscopri il patrimonio di ideali che costituisce la tua ricchezza più vera, e sarai capace di essere centro vivo di irradiazione della nuova civiltà, la civiltà dell'amore, auspicata dal tuo grande figlio Paolo VI.
 
Brescia, 9 dicembre 2012
 
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