Il lavoro per il bene di tutti

Martedì 26 aprile 2016
- DOCUMENTO DELLA PRESIDENZA PROVINCIALE -
in occasione della Festa del Lavoro 2016
Il lavoro per il bene di tutti
 
 
L'estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza del lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana […] Davanti a questa cultura dello scarto, viinvito a realizzare un sogno che vola più in alto. Dobbiamo far sì che, attraverso il lavoro – il «lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale» (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 192) – l’essere umano esprima ed accresca la dignità della propria vita.
(dal discorso di Papa Francesco alle Acli, sabato 23 maggio 2015)
 
 
Dedichiamo la festa dei lavoratori di quest’anno a tutti i lavoratori che hanno  perso la vita nei terribili episodi della “terza guerra mondiale a pezzi”,  come l’ha definita Papa Francesco, che sta mietendo vittime in Europa, Asia, Africa
 
 
La Costituzione e la Dottrina Sociale della Chiesa promuovono una concezione del lavoro che lo vede quale “momento fondamentale della realizzazione della persona umana” e “dimensione fondamentale dell’esistenza umana, con la quale l’uomo partecipa alla creazione”. Riprendendo il pensiero di Papa Francesco, purtroppo oggi dobbiamo constatare che ampie masse della popolazione mondiale restano ai margini di questa visione: senza lavoro, senza prospettive, senza vie di uscita. La loro esclusione colpisce alla radice il loro stesso appartenere alla società. Non abitano più in una delle tante periferie del mondo (slums, banlieue, baraccopoli o bidonvilles). Sembra invece che ci siano interi strati di popolazione addirittura “fuori” dalla società. Milioni di persone che vivono nella miseria: senza un lavoro dignitoso, senza speranze, senza futuro, con il rischio di cadere nella trappola di chi semina odio e terrore.
 
Per questo è necessario cambiare strada, liberare risorse da investire sul lavoro e, più in generale, sullo stato sociale. Per far ciò chiediamo che gli investimenti in armamenti e strumenti di morte siano utilizzati per creare lavoro, per ridare dignità a chi fugge da guerra e miseria. Chiediamo che i guadagni di pochi non vadano a danno della vita di molti.
 
In merito alla situazione italiana, gli ultimi dati rilasciati dall’Inps – che attestano un calo delle assunzioni a gennaio e febbraio – confermano quanto evidenziammo un anno fa: il Jobs Act, da solo, non basta. A fronte dei risultati positivi ottenuti nel 2015, con la riduzione degli incentivi emerge una contrazione nelle assunzioni a tempo indeterminato. Segnale di un sistema ancora in difficoltà, come confermato anche da altri dati. Nell’area Ocse infatti l'occupazione è tornata ai livelli pre-crisi, mentre l’Italia è rimasta indietro: il tasso di persone al lavoro è agli ultimi posti della graduatoria tra i Paesi avanzati; nonostante l'accelerazione dell'ultimo anno, siamo al 58,8%, contro una media del 66,5%. Accanto a quanto fatto - interventi sulle regole e incentivi - per creare buona e stabile occupazione proponiamo 3 piste di lavoro: l’individuazione di una politica industriale, che nel nostro Paese sembra assente; il sostegno alla piccola e media impresa, vero asse portante della nostra economia, non sufficientemente supportato dagli interventi dell’ultimo anno; l’investimento – come spesso abbiamo sostenuto - in settori che possano coniugare la creazione di posti di lavoro con ricadute positive per il Paese intero, quali: il recupero e la riqualificazione edilizia, la cultura, l’arte, un certo tipo di agricoltura, i lavori di cura alla persona, il turismo, le energie “pulite” ed alternative.

Quello che vogliamo è il lavoro. Prendendo le mosse dalla sua dimensione sociale, ben scolpita da Costituzione e Dottrina Sociale della Chiesa, sottolineiamo l’importanza del lavoro come “ordinatore sociale”, come elemento inclusivo di una comunità e in grado di creare coesione tra cittadini. E’ il lavoro a dare una prospettiva di vita, creare sicurezza, portare con sé dignità. Senza lavoro non c'è pace né giustizia. Questo chiediamo alla politica e alle istituzioni. 

 

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