Dopo 70 Anni di conquiste ancora un grande compito

Venerdì 6 marzo 2015

8 marzo 2015
Coordinamento Donne Acli


Dopo 70 Anni di conquiste ancora un grande compito
 

La Giornata Internazionale della Donna di quest'anno ha un particolare valore per la nostra Associazione che celebra i suoi 70 anni. L’occasione delle due concomitanti ricorrenze ci offre infatti l’opportunità di misurare quanta strada abbiamo percorso come donne, dentro e fuori le Acli, e quanta ancora ne resta da compiere. Può essere, inoltre, un'occasione utile per interrogarci più a fondo sulle possibilità che il presente ci offre, unitamente alle emergenze che ci presenta, per continuare a guardare al futuro con fiducia e coraggio.
Siamo consapevoli dei risultati ad oggi ottenuti e del riconoscimento che la donna è giunta ad avere, perlomeno nelle società occidentali, in termini di accesso ai diritti, possibilità di scelta, libertà di espressione. Non dobbiamo però dimenticare quanto è stato importante il contributo e l’impegno delle molte donne che ci hanno preceduto proprio per il raggiungimento di tali obiettivi; donne che hanno lavorato nell’ombra e urlato nelle piazze; donne che non hanno raggiunto la fama, ma che si sono impegnate quotidianamente, a volte con sacrificio, affinché l’eguaglianza fosse effettiva e venisse declinata concretamente, e non solamente celebrata a parole.
Ciò nonostante siamo coscienti che il cammino da fare per ottenere una parità di trattamento tra i sessi in termini di riconoscimento sociale, culturale ed economico è ancora lungo. Soprattutto in una fase, come quella attuale, in cui la profonda crisi globale sta rimettendo in discussione le conquiste raggiunte.
Una questione aperta nel nostro Paese, e che attiene alla questione della “parità” tra il femminile e il maschile, è strettamente legata al welfare: oggi occorre un welfare paritario, che metta in condizioni di uguaglianza donne e uomini, consentendo loro l’effettivo esercizio della partecipazione alla pluralità degli ambiti della vita e garantendo ad entrambi le medesime occasioni e gli stessi diritti. Un esempio è la gestione della maternità e della paternità in relazione alla conciliazione dei tempi di vita e lavoro: non è una questione esclusivamente femminile, ma coinvolge anche gli uomini che si trovano a dover conciliare il lavoro con gli impegni di assistenza e di cura in ambito familiare. Un welfare paritario significa dare la possibilità a tutti i cittadini, indipendentemente dal genere, di conciliare vita privata, lavoro, cura della famiglia, educazione dei figli.
Le politiche di conciliazione che le donne chiedono sono un aspetto cardine affinché sia possibile armonizzare i tempi di vita e di lavoro, partecipare alla vita sociale e produttiva, esprimere i propri saperi e la singolare professionalità, essere cittadine e cittadini che contribuiscono alla crescita del proprio paese e dei contesti non solo familiari, ma anche socio-lavorativi.
Ciò rappresenta un fondamento etico per la nostra società in cui la denatalità diventa sinonimo di incapacità di investire sul futuro: l’Italia è una delle nazioni più anziane al mondo, seconda solo al Giappone, ed è tra i primi posti per quel che concerne la presenza di cittadini over 65 (il 21% dei cittadini italiani è rappresentato da ultra sessantacinquenni). Il fenomeno della contrazione delle nascite, che si protrae ormai da molti anni, ha infatti prodotto un innalzamento dell’età media della nostra popolazione. Viviamo di più, magari anche meglio, ma facciamo meno figli: ciò non può passare in modo indifferente, in quanto pone delle questioni non solo rispetto alle politiche socio-sanitarie, ma anche rispetto ai nuovi scenari dell’organizzazione del lavoro. Già oggi stiamo assistendo ad un’offerta insufficiente di servizi, ad una difficile crisi economica e del lavoro, accompagnata da una crisi morale in cui le famiglie e le persone si sentono più sole, meno ascoltate e poco garantite. Sono soprattutto le donne che rischiano di subire le conseguenze peggiori, e non solo in termini di carichi di lavoro o di accesso ai diritti: recenti studi statistici sulla condizione economica femminile parlano di femminilizzazione dell’indigenza, evidenziando come il livello di povertà tra le donne sia superiore a quello maschile e come tra i poveri il numero delle donne in condizioni disagiate sia superiore a quello degli uomini.
Gli ostacoli di ordine pratico potrebbero di fatto essere superati con un sistema di welfare concretamente di supporto a donne e uomini, come già avviene in alcuni Paesi del Nord Europa. Questo sarebbe un passo importante per promuovere quell’uguaglianza di trattamento che dovrebbe connotare la vita all’interno delle pareti domestiche (condivisione delle responsabilità familiari) e in ambito lavorativo (parità di riconoscimento salariale).
Un altro aspetto rilevante concerne la promozione dell’assunzione da parte delle donne di ruoli apicali per ridurre il deficit di presenza femminile nei luoghi in cui si assumono le decisioni. È dunque importante mettere le donne in condizione di poter entrare a pieno titolo nella vita sociale e politica. I ruoli politici e tecnici prevedono, infatti, competenze e abilità che prescindono da una caratterizzazione sessuale e possono, quindi, essere propri anche delle donne. Le donne devono ambire a ruoli di responsabilità e di potere “sano”, inteso come possibilità di cogliere e di dare nuove risposte ai bisogni delle nostre comunità e di ogni singola persona, in cui possano declinare le loro competenze e la loro professionalità a partire dallo specifico femminile in termini di stile e d’azione.
Pertanto è fondamentale incentivare la partecipazione delle donne alla vita politica a partire dalla nostra stessa Associazione, rilevando la necessità di perseguire e stimolare politiche di pari opportunità ai vari livelli, mettendo in campo strumenti che consentano alle donne di poter partecipare alla vita pubblica e di assumere ruoli politici. La presenza significativa di un numero di donne negli organi esecutivi e istituzionali è importante per promuovere ed equilibrare la rappresentanza e dare un nuovo impulso alla partecipazione femminile; per aprire nuovi spazi di confronto nelle istituzioni, nel lavoro e anche in politica; per costruire una società con più elementi di democraticità ed eguaglianza. Questo è possibile mettendo in campo strumenti per conciliare la vita privata con il lavoro e con la partecipazione associativa e politica.
Di fatto le donne continuano ad essere svantaggiate in diversi aspetti della vita sociale ed economica (soltanto in settori di minor rilievo economico o in termini di aspettativa di vita superano gli uomini). Spesso il disagio consiste in una vera e propria violazione dei loro diritti, che nei casi più gravi può sfociare nella violenza: dal controllo delle gravidanze, alla strumentalizzazione del corpo della donna; dalle molestie sessuali, agli abusi e violenze dentro le mura domestiche; dalla diffusa pratica del lavoro non retribuito, alle disparità di trattamento economico. Non possiamo negare queste realtà che anche noi viviamo quotidianamente e che sono presenti, con sfumature più o meno forti, nei nostri luoghi di vita e di lavoro.
Dobbiamo pensare a come supportare un’educazione al rispetto dell’altro come donna e uomo. Per noi è importante promuovere il dialogo, l’ascolto, luoghi di supporto per donne e famiglie che si trovano a vivere queste difficoltà, per poterle sostenere non lasciandole sole. Ma ciò non basta. Anche nei paesi che si definiscono più sviluppati vediamo come persista una sostanziale disparità di trattamento di genere, a partire dalle diverse opportunità tra uomini e donne, con tutte le conseguenze che questo porta con sé.
Nel 2000 la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite ha posto degli importanti obiettivi di sviluppo che hanno impegnato la comunità internazionale al raggiungimento di traguardi concreti, quali lo sviluppo e la riduzione della povertà entro il 2015. Tra questi obiettivi fondamentale è quello che si prefigge di promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne, in quanto prerequisiti essenziali per la realizzazione della giustizia sociale, dello sviluppo e della pace. Pertanto è fondamentale che anche a livello politico e di governo vi siano degli indirizzi chiari rispetto alla tutela della parità tra donne e uomini, attraverso campagne di sensibilizzazione, centri di supporto alle donne vittime di violenza, programmi scolastici che attraverso l’educazione promuovano il rispetto di ogni persona.
In questo contesto le donne devono assumere una posizione decisa nel rivendicare il riconoscimento dei propri diritti e nel costruire il loro futuro, iniziando a mettersi in gioco, portando avanti i propri obiettivi, facendo sentire la propria voce per promuovere un società semplicemente più accogliente, educata, rispettosa.
Viviamo un momento di forte smarrimento, d’incertezza, di paura individuale e collettiva, di disuguaglianze che attraversano le nostre anime e i nostri corpi. A partire dal nostro essere femminile, come donne, siamo chiamate a misurare le vecchie e nuove fragilità e povertà che colpiscono il mondo. E il nostro compito di donne impegnate nel sociale è quello di adoperarci affinché ogni donna - così come ogni persona – possa vivere compiutamente il proprio ruolo sia esso pubblico o privato, in piena libertà.
Dobbiamo sostenere con coraggio un processo di sviluppo sociale, culturale, economico da donne insieme agli uomini, nostri alleati fondamentali, per crescere come cittadini e come persone, promuovendo la politica intesa come attiva partecipazione delle donne e degli uomini a tutti gli ambiti e livelli della società, quale espressione della parità fra i due sessi ed esercizio pieno della cittadinanza sociale.

Con coraggio e determinazione andiamo avanti!

La Responsabile Nazionale
Agnese Ranghelli

 

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