3,5 miliardi bruciati per i nuovi F-35

Venerdì 29 novembre 2019

Il comunicato di Sbilanciamoci, della Rete italiana per il disarmo e della Rete della Pace sulla nuova fase di acquisto degli F-35

 

 

A pochi giorni dal voto alla Camera sulle Mozioni relative al Programma Joint Strike Fighter il Ministro Guerini ha annunciato il 28 novembre alle Commissioni Difesa di Camera e Senato la decisione del Governo di confermare al JPO del Programma F35 negli Stati Uniti l’intenzione dell’Italia di partecipare alla “Fase 2” pluriennale del caccia F-35. Un impegno che comporterà nei prossimi anni l’acquisto di 27 caccia (oltre 3,5 miliardi di euro di spesa previsti, con un costo medio per aereo di 130 milioni) nonostante gli stessi Stati Uniti abbiano rimandato di un anno la conferma definitiva della fase di produzione“full-rate”.

 

Una decisione che appare come una presa in giro sia per gli italiani, considerata l’attuale congiuntura economica problematica, sia per lo stesso Parlamento che aveva chiesto con il voto alla Camera di valutare le nuovi fasi del programma. Cosa ovviamente impossibile in soli dieci giorni: si rende dunque evidente che la decisione di sprecare fondi per un caccia con capacità nucleare era già stata presa dal Governo Conte prima ancora del dibattito parlamentare. Una decisione “più veloce” dello stesso aereo (e soprattutto del percorso lungo, accidentato e pieno di problemi di realizzazione del programma JSF).
 
Sembra quasi che il Governo più che dare ascolto e seguito alla Mozione di Maggioranza proposta e votata dal Movimento 5 Stelle, dal Partito Democratico, da Italia Viva e da Liberi e Uguali abbia voluto soddisfare le richieste di Lega e Fratelli d’Italia, che domandavano un impegno immediato e completo a favore dei cacciabombardieri.
 
La campagna “Taglia le ali alle armi” (promossa da Sbilanciamoci, Rete della Pace e rete Italiana per il Disarmo) rinnova la propria condanna per questa decisione grave - e con ogni probabilità difficilmente cancellabile, anche se chiederemo la massima trasparenza sui dettagli contrattuali - che porta l’Italia a bruciare ancora miliardi per un programma di armamento pieno di problemi e dalla chiara vocazione offensiva. Al posto di concentrare risorse per il rilancio dell’economia, del lavoro, della protezione dell’ambiente. 
 

 

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